I quattro livelli dell’apprendimento nell’Hagakure

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Foto di una lunga scala in salita immersa nella natura e nel verde degli alberi. Per l'articolo i quattro livelli dell'apprendimento nell'Hagakure
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I quattro livelli o fasi dell’apprendimento nell’Hagakure

I quattro livelli (o fasi) dell’apprendimento di cui parleremo, non hanno nulla a che vedere con la psicologia in senso stretto e con la piramide dei quattro stadi dell’apprendimento. Infatti, mentre questi ultimi si riferiscono a un testo pubblicato da tre psicologi dell’Università di New York nel 1960, i quattro livelli che presentiamo sono tratti dall’Hagakure, un famosissimo testo giapponese scritto dal samurai Yamamoto Tsunetomo tra il 1632 e il 1700. Tuttavia, è possibile trovare delle analogie che, infatti, metteremo in evidenza. Quindi, iniziamo dai lavori più recenti riassumendo brevemente i quattro stadi dell’apprendimento.

I quattro stadi dell’apprendimento

Secondo il lavoro pubblicato da De Phillips, Berliner e Cribbin [1] i quattro stadi dell’apprendimento sono:

  1. Incompetenza inconsapevole;
  2. Incompetenza consapevole;
  3. Competenza consapevole;
  4. Competenza inconsapevole.

Incompetenza inconsapevole

Nel primo stadio dell’apprendimento ci troviamo di fronte a un’attività nuova che non sappiamo svolgere (incompetenza), non vediamo l’utilità dell’attività e non siamo in grado di determinare in cosa manchiamo per poterla ottenere (inconsapevole). Per esempio: non so guidare la macchina, non lo reputo necessario, non so cosa mi serve per imparare.

Incompetenza consapevole

Nel secondo stadio, abbiamo fatto un importante passo nell’apprendimento: abbiamo valutato necessario per noi imparare quella determinata abilità/attività e, quindi, ne abbiamo riconosciuto l’utilità. A questo punto, ancora non la sappiamo svolgere a dovere (incompetenza) ma riusciamo a comprendere quali sono le nostre mancanze e in cosa dobbiamo migliorare o esercitarci per ottenerla. Sempre per continuare l’esempio: ho deciso che mi serve imparare a guidare la macchina, non lo so fare, ma a scuola guida mi spiegano i vari passaggi necessari e capisco in cosa devo migliorare.

Competenza consapevole

Nel terzo stadio, dopo una costante pratica ed esercizio, abbiamo finalmente ottenuto la capacità di svolgere l’attività di interessa (competenza), tuttavia riusciamo a svolgerla solamente prestando massima attenzione al processo in corso (consapevole). Svolgere l’attività richiede concentrazione e sforzo mentale (oltre che, eventualmente, fisico). Ho preso la patente, posso guidare da solo per strada, ma ancora ho la necessità di concentrarmi su quello che faccio per non sbagliare.

Competenza inconsapevole

Nell’ultimo stadio, continuiamo a saper svolgere l’attività (competenza) tuttavia abbiamo affinato a tal punto la capacità di svolgerla che non è più necessario accompagnarla da un’eccessiva concentrazione, anzi possiamo svolgerla in modo automatico (inconsapevole) anche parallelamente ad altre. Ho imparato a guidare la macchina da tempo e ora mentre lo faccio posso ascoltare musica e parlare con i passeggeri, non è più necessario restare concentrati sulla guida e basta.

Competenza inconsapevole e Via del Guerriero

In realtà, l’ultimo stadio ricade nell’automatismo, un processo che non è ben visto da chi pratica Arti Marziali tradizionali cinesi. L’obbiettivo è infatti quello di riuscire a mantenere uno stato di presenza costante, in cui niente è “automatico” ma tutto è volontario. Più che competenza inconsapevole si potrebbe quindi parlare di competenza consapevole ottimizzata. Non ci è più richiesto lo sforzo mentale del terzo stadio, tuttavia evitiamo di ricadere nell’automatismo e continuiamo a svolgere l’attività illuminandola con la nostra presenza.

L’Hagakure

Per cominciare, diamo qualche informazione sul testo. Il titolo può essere tradotto come “All’ombra delle foglie”, contrazione dell’originale più lungo “Annotazioni su cose udite all’ombra delle foglie”. L’autore ha stilato un piccolo compendio di buona condotta per i samurai, con consigli, regole morali, racconti e insegnamenti di vario tipo. Il libro viene spesso associato al tema della morte, al punto che si racconta venisse portato con sé da diversi kamikaze durante la seconda guerra mondiale. Tuttavia, preferiamo discostarci da un’interpretazione troppo letterale del libro, e al suo interno è possibile trovare, come vedremo a breve, diversi consigli che con la morte non hanno nulla a che vedere. Ci piace di più chi interpreta il “messaggio di morte” come legato alla morte dell’Io, del proprio Ego. E in questo troviamo diverse conferme nella lettura, soprattutto volte al “Mettersi al Servizio”.

I quattro livelli dell’apprendimento nell’Hagakure

L’Hagakure presenta, come dicevamo, dei livelli di apprendimento differenti. L’estratto che ci interessa ha come titolo “l’apprendimento della spada non finisce mai”. Riportiamo il testo, alternato dal nostro commento.

Un anziano maestro di spada, giunto ai suoi ultimi anni, disse: “Nella vita ci sono diverse fasi di apprendimento.”

Il livello più basso dell’apprendimento nell’Hagakure

“Nel livello più basso, una persona studia ma non ne viene fuori nulla, e sente che sia lei che gli altri non sono capaci. A questo punto si sente inutile.”

Questo primo livello effettivamente sembra combaciare con quello che abbiamo visto inizialmente. E maggiormente sottolineato, forse, lo sforzo iniziale e il lato emotivo della situazione. Lo sconforto di chi si approccia allo studio di qualcosa di nuovo e complesso. I primi errori e la mancanza di risultati visibili. Questa spinta emotiva è importante se si riesce a incanalarla per trasformarla in una motivazione forte a migliorare, è ovviamente deleteria nel caso in cui ci faccia direttamente abbandonare il percorso.

Il livello medio dell’apprendimento nell’Hagakure

“Nel livello medio è ancora inesperta, ma è consapevole delle proprie insufficienze e può anche vedere le insufficienze degli altri.”

Anche questo livello è tutto sommato simile al corrispondente visto inizialmente. La chiave è appunto la consapevolezza delle proprie insufficienze, che le permette però, tra l’altro, di vederle anche negli altri. La cosa più importante, probabilmente, consiste nel non vederle solo negli altri. Inoltre, un conto è osservarle in noi e negli altri, un conto è lamentarsene. Il secondo livello non va sicuramente frainteso come invito alla lamentela.

Il terzo livello di apprendimento nell’Hagakure

“A un livello superiore è orgogliosa delle proprie capacità, si rallegra delle lodi degli altri e si lamenta della mancanza di abilità dei suoi compagni. Quest’uomo ha valore.“

La parola chiave di questo livello è l’orgoglio. Nel momento in cui si diventa abili in qualcosa, è giusto riconoscersi le proprie capacità senza sminuirle; va bene rallegrarsi delle lodi degli altri; è normale soffrire della mancanza della stessa abilità tra le persone a cui teniamo. La trappola consiste nella superbia. Nel pensare di essere arrivati, di sapere tutto, di essere migliori. Non a caso, il livello successivo supera proprio quest’aspetto.

Il quarto livello di apprendimento nell’Hagakure

“Al livello ancora più alto, un uomo ha l’aria di non sapere nulla.”

È inevitabile e scontato il richiamo alla massima di Socrate. Il livello successivo è quello di chi ha superato anche l’orgoglio e la parte egoica legata alle sue competenze, apparendo agli altri come qualcuno che non sa nulla o meglio, appunto, sa di non sapere. Anche in questo caso, questa condizione è premessa per il livello successivo, quello “trascendente”. È necessario saper distinguere tra chi pecca di falsa modestia e chi invece davvero ha realizzato questa condizione. Solo i secondi infatti hanno le basi per accedere al livello successivo.

Immagine con una lavagna con scritto con il gesso: learning never ends, l'apprendimento non finisce mai. Per l'articolo i quattro livelli dell'apprendimento nell'Hagakure

Il livello di apprendimento trascendente

“Questi sono i livelli in generale. Ma c’è un livello trascendente, e questo è il più eccellente di tutti. Questa persona è consapevole del fatto che entrare sempre più profondamente nella Via è qualcosa di infinito e che non si può mai dire di essere arrivati. Conosce veramente le proprie insufficienze e mai in tutta la sua vita pensa di esser riuscita a colmarle. Non ha pensieri di orgoglio ma con l’autoumiliazione conosce la Via fino alla fine». Si dice che una volta il Maestro Yagyū abbia osservato: «Non conosco il modo per sconfiggere gli altri, ma il modo per sconfiggere me stesso». Nella tua intera vita, nel miglioramento quotidiano, diventa più capace di ieri e migliore di oggi. Questo è un percorso senza fine.”

Sconfiggere sé stessi richiama alla memoria il racconto di Bokuden, che teneva la spada solo per il suo ego.

Umiliazione

È importante fare un piccolo appunto sul termine umiliazione, a scanso di equivoci. Umiliazione, etimologicamente, rappresenta l’atto di rendere umili. Che poi, storicamente, questo abbia assunto una connotazione negativa è interessante e significativo allo stesso tempo. Tuttavia, nel testo precedentemente lento, va interpretato senza ombra di dubbio con l’accezione positiva del significato originale.

I quattro livelli dell’apprendimento: conclusioni

Come nel caso de I cinque anelli di Musashi, anche l’Hagakure di Tsunetomo continua ad essere un testo ricchissimo di concetti, principi e insegnamenti sempre attuali. In questo caso specifico, grazie ai quattro livelli dell’apprendimento, ci offre una guida chiara ed elementare, che ci permette di posizionarci bene nel nostro percorso e avere ben saldo nella mente verso dove tendere: un percorso “senza fine” nell’apprendimento, che non deve per questo spaventarci, ma anzi stimolarci ad intraprenderlo con gioia, fermezza e determinazione alla luce di tutte le qualità che può offrirci.

Per approfondire

[1] I quattro stadi dell’apprendimento (Wikipedia, Inglese);

[2] Hagakure, Yamamoto Tsunetomo;

Perché nelle Arti Marziali è importante il combattimento;

Le cinque qualità del praticante;

L’arte di combattere senza combattere;

I nove principi di Musashi.

Questo articolo è stato scritto senza utilizzare in nessun modo l’IA.

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