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Fotografia ritraente le statue di Musashi e Ganryu, protagonisti di un epico duello. Copertina dell'articolo I nove principi di Musashi
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I nove principi di Musashi

I nove principi di Musashi sono un piccolo elenco di principi che, secondo il famoso spadaccino giapponese, deve sempre tener presenti chiunque percorra la via del guerriero. La lista è scritta all’interno de Il libro dei cinque anelli (五輪の書, Go rin no sho, [1]), il testo scritto da Musashi e ormai famoso in tutto il mondo. Prima di vedere nel dettaglio i nove principi, diamo qualche informazione su Miyamoto Musashi, per chi ancora non conoscesse la sua personalità particolare che ha contribuito, assieme alla sua abilità, a renderlo probabilmente il samurai più famoso della storia del Giappone.

Miyamoto Musashi prima dei nove principi

Giusto per dare un piccolo inserimento storico, Miyamoto Musashi nacque nel 1584 e morì nel 1645 all’età di 61 anni. Anche in questo caso, considerando che la sua vita è stata caratterizzata da continui duelli mortali, possiamo dire che Musashi non morì giovane. Giovane è un termine più adatto al suo primo duello di spada, che Musashi vinse all’età di tredici anni contro il samurai Arima Kihei. Altrettanto giovane fu il suo secondo scontro importante, contro il temibile Tadashima Akiyama, che sconfisse all’età di sedici anni. Da quel momento in poi, secondo le stesse parole di Musashi, visse la sua vita da pellegrino e spadaccino, confrontandosi in più di sessanta scontri e uscendo vittorioso da tutti.

Le particolari strategie di Miyamoto Musashi

Al contrario di ciò che abbiamo visto leggendo alcuni estratti de La strategia militare di Sun Bin, Miyamoto Musashi basava la sua strategia sul colpire per primo e anticipare l’avversario. Inoltre, sono ben noti alcuni espedienti che adottò in diverse occasioni. Per esempio, sconfisse due fratelli Yoshioka presentandosi in ritardo a entrambi i duelli e innervosendo in questo modo i due contendenti che, mancando anche della lucidità necessaria, persero il duello contro Musashi. Cambiò totalmente strategia con il terzo fratello, addirittura minorenne, presentandosi in quell’occasione in largo anticipo. Cosa che gli permise, nascosto tra le fronde, di vedere che il suo avversario non si era presentato da solo. Aspettò fino a che la comitiva non decise di abbandonare il luogo del duello per prenderli alla sprovvista e ucciderli.

Il duello con Ganryu

Un altro emblematico esempio delle strategie di Musashi è raccontato nel duello contro Sasaki Kojiro, soprannominato Ganryu. Lo scontro si tenne nell’isola di Funajima. Mentre Musashi la raggiungeva in barca, si creò un boken (katana di legno) da uno dei remi. L’arma era quindi particolarmente lunga rispetto ai normali boken. Musashi si presentò allo scontro restando con le gambe in acqua e nascondendo la reale lunghezza del boken tenendolo immerso in parte. Vedendo l’avversario presentarsi con una spada di legno, Ganryu montò su tutte le furie e corse incontro a Musashi. Ganryu riuscì a tagliare la fascia che Musashi portava sulla fronte, senza tuttavia ferirlo, ma a causa della lunghezza inaspettata non riuscì a schivare il colpo di remo-boken, che lo uccise.

I nove principi di Musashi

Avendo un po’ più chiara la personalità di questo guerriero, vediamo ora quali sono i suoi nove principi [1].

Chi segue questa via dovrà tenere presenti i seguenti principi:

  1. Non coltivare pensieri sleali/cattivi.
  2. La via si realizza con la pratica.
  3. Istruisciti in tutti i campi dell’arte.
  4. Conosci le vie di tutte le professioni.
  5. Impara a distinguere il guadagno dalla perdita nelle cose del mondo.
  6. Sviluppa il giudizio intuitivo e la conoscenza di ogni cosa.
  7. Impara a percepire ciò che non si può vedere.
  8. Non trascurare i piccoli particolari.
  9. Non fare cose inutili.

Non coltivare pensieri sleali/cattivi

Può sembrare surreale, visti gli espedienti usati durante i duelli da Musashi, che il primo dei suoi principi sia proprio quello di non coltivare pensieri sleali. A tal proposito, è necessario sottolineare che nel suo libro, a più riprese, Musashi separa il duello da tutto il resto, mettendo in evidenza come la sua Via, la sua strategia, sia totalmente mirata al conseguimento della vittoria. Sfruttare una debolezza di una avversario durante un duello, si distingue quindi dal coltivare un pensiero sleale nei suoi confronti. Anche perché, spesso, la capacità di sfruttare una debolezza deriva più da un’intuizione che da un pensiero coltivato. I pensieri sleali/cattivi poi interessano anche la propria persona: “non ce la posso fare!”, “è troppo difficile!”, “va al di là delle mie capacità!” sono tutti esempi di “pensiero negativo” che, come abbiamo visto anche in altre occasioni, può solo portare alla sconfitta.

La Via si realizza con la pratica

Nella Via del Guerriero, così come in ogni altra Via, è necessaria la pratica costante dei suoi principi: non può limitarsi a mero studio teorico e nozionistico. È sostanzialmente inutile conoscere a memoria tutta una serie di informazioni, se poi non riusciamo ad applicare costantemente, nella vita di tutti i giorni, i principi che veicolano. Quantomeno, se ci impegnamo a farlo. A nostro avviso, ma siamo di parte ovviamente, la Via del Guerriero si presta in modo più palese all’estensione dei propri principi alle difficoltà giornaliere dell’individuo. L’Ascolto (tīng jìn,听劲), i principi contenuti nel simbolo del Taijitu (Tàijítú, 太极图), le strategie militari, solo per citarne alcuni, sono tutti principi che non solo è possibile estendere a qualsiasi situazione ci sottoponga la vita, ma è necessario farlo. Proprio perché è solo attraverso la pratica che davvero realizziamo la loro efficacia e valenza.

Istruisciti in tutti i campi dell’Arte

Fermo restando quanto scritto sopra, Musashi sottolinea anche l’importanza dello studio: non a caso subito successivo alla pratica. È importante immergersi in tutti i campi e le sfaccettature dell’Arte che si studia perché questo permette di vedere lo stesso principio da punti di vista differenti, facilitandone la comprensione e l’acquisizione.

Il principio e il metodo di pratica forniscono le basi dalle quali partire per la formazione, e la comprensione di essi aiuta a dare un senso al processo di apprendimento. È un prerequisito, quindi, che i praticanti e i potenziali studenti leggano e acquisiscano una certa conoscenza di argomenti correlati, come la cultura antica cinese (e quindi la filosofia e la terminologia che il Taijiquan porta con sé), gli aspetti della teoria medica cinese che sono stati adottati dal sistema, la conoscenza di come le antiche strategia di guerra hanno influenzato il Taijiquan e così via [2].

Conosci le Vie di tutte le professioni

Estendendo la logica del punto precedente, Musashi si pone in contrapposizione alla direttiva attualissima della specializzazione spinta. Focalizzarsi su una sola disciplina non permette di avere una visione d’insieme. Inoltre, crea una condizione che va a discapito della capacità di dialogare e comunicare realmente. Conoscere altre Vie, certamente senza approfondirle allo stesso modo della propria, ci permette anche in questo caso di vedere lo stesso principio applicato in ambiti diversi, di estrapolare esempi più comprensibili per i non addetti ai lavori, di trovare punti di incontro tra “diversi praticanti”. Non a caso, Musashi stesso nel suo libro spesso spiega dei concetti prendendo in prestito abitudini e buone pratiche di altri mestieri, per esempio capomastro o carpentiere. Rifuggiamo quindi l’idea che ogni Via sia esclusiva per i propri esperti.

Impara a distinguere il guadagno dalla perdita nelle cose del mondo

Le nostre energie e, soprattutto, il nostro tempo sono limitati. Scegliamo quindi con attenzione in cosa investirle. Facciamo nostra la responsabilità di investire le nostre risorse limitate in ciò che ci porterà dei guadagni, in termini di evoluzione personale, ovviamente, ma anche in termini più pratici e materiali. Parallelamente, cosa meno scontata e più impegnativa al giorno d’oggi, impariamo a dire no a tutto ciò che invece viaggia in direzione contraria. A tal proposito, riportiamo un Tedx Talk di qualche anno fa, estremamente interessante e a tema. Che riporta ed approfondisce la massima esposta da Musashi in questo principio.

Sviluppa il giudizio intuitivo e la conoscenza di ogni cosa

Abbiamo già parlato dell’intuizione e della sua importanza nelle Arti Marziali e quindi nel combattimento. Musashi stesso, in riferimento allo sguardo afferma:
I due modi in cui si usa lo sguardo in battaglia sono la percezione e l’osservazione. La percezione consiste nel concentrare l’attenzione sullo spirito del nemico in modo da intuire le sue intenzioni, mentre l’osservazione si riferisce alle condizioni del campo di battaglia e all’evoluzione della situazione a vantaggio dell’uno o dell’altro.
Separiamo qui le caratteristiche dell’intuizione (dal latino in tueri, guardare dentro) da quelle dell’osservazione analitica (analisi, da analyo, scompongo). L’intuizione ci offre una rapidissima visione d’insieme, dove l’osservazione, collegata al pensiero analitico, ci offre una lenta suddivisione delle caratteristiche di ciò che guardiamo, al fine di comprenderle e semplificarle. Come dice Musashi, l’intuizione va rivolta al nemico, l’analisi al “campo di battaglia”. Osservando il nemico, invece di “intuirlo”, non avremmo la velocità necessaria al combattimento.

Impara a percepire ciò che non si può vedere

Strettamente connesso al principio precedente, Musashi si sofferma ancora sulla percezione. In un successivo estratto afferma:

Chi ha padronanza della propria via acquisisce una sensibilità che gli consente di vedere anche senza guardare. Nella pratica di Heihō, con l’esperienza sarete in grado di valutare la posizione e la velocità della lama dell’avversario e, a un livello ancora superiore, imparerete anche a vedere la consistenza del suo spirito: nel linguaggio della strategia fissare il nemico negli occhi significa avere accesso al suo cuore.

A conferma dell’importanza che, tra l’altro, riveste lo sguardo, uno dei quattro pilastri dell’Arte Marziale. Lasciare spazio all’intuizione ci permette, appunto, di percepire ciò che non si può vedere: paure dell’avversario, sue indecisioni, esitazioni, preoccupazioni, sue intenzioni e quindi futuri pericoli per noi. Solo attraverso l’allenamento di questo tipo di percezione possiamo trasformare il combattimento in una performance artistica.

Non trascurare i piccoli particolari

Che sia Dio o il diavolo a nascondersi nei dettagli, il famoso detto evidenzia sicuramente una cosa: i dettagli sono importanti. Spesso, tra l’altro, ci si perde proprio in questi. Trascurare i dettagli offre, a chi ha una buona capacità di percepire e osservare, tanti strumenti per scoprire vulnerabilità, smascherare menzogne, formulare nuove strategie di vittoria. Viene in mente, per esempio, l’infiltrato tra le fila naziste scoperto perché ha fatto, con la mano, un tre “all’americana”, nel film Inglourious Basterds.


D’altronde, Musashi ci testimonia l’importanza di questo principio proprio con la sua vita: se Ganryu si fosse accorto del “dettaglio” del remo probabilmente lo scontro sarebbe andato diversamente. Osservare i dettagli ci permette di risparmiarci innumerevoli problemi prima che si manifestino, di prevenire piuttosto che curare e comprendere meglio ciò che ci circonda.

Non fare cose inutili

Dopo averci sottolineato di imparare a distinguere il guadagno e la perdita, sembrerebbe superfluo affermare di non fare cose inutili, e invece no! Ancora una volta, tra la comprensione e l’azione c’è una notevole differenza (il mare, per restare nell’ambito dei proverbi). Una volta compreso quali sono le cose da scartare, dobbiamo trovare la forza e la determinazione per non farle. Altrimenti resta tutto un gioco mentale, poco utile e vantaggioso, che può farci addirittura correre il rischio di sfociare nella superbia. La via si realizza con la pratica, e in chiusura Musashi ci prospetta una delle pratiche forse più difficili: dire di no e rinunciare a tutto ciò che è inutile per noi, investendo solo in quelle cose che ci portano a crescere, maturare, migliorare. Quante volte sappiamo che un certo comportamento è per noi dannoso, ma continuiamo a portarlo avanti? La soluzione è “semplice” e sempre la stessa: smetterla!

I nove principi di Musashi: in conclusione

Questo piccolo compendio, come abbiamo visto, racchiude al suo interno consigli davvero preziosi per chiunque, marzialisti e non. La pratica dei primi due, probabilmente già basterebbe per cambiare la propria vita integralmente e, di conseguenza, la società pigra, disinteressata e poco empatica in cui viviamo. Una figura estremamente pragmatica, come quella di Musashi, ci ha offerto un sunto altrettanto pratico di tutto ciò che, sulla base della sua esperienza di vita, è importante per chi voglia seguire una via mirata al perfezionamento di sé. La validità di quello che ha scritto, non ha caso, non è cambiata negli ultimi quattrocento anni.

Per approfondire

[1] Il libro dei cinque anelli, Miyamoto Musashi;

[2] Chen Taijiquan Maestri e metodi;

Le cinque qualità del praticante;

Ting Jin, l’Ascolto nelle Arti Marziali tradizionali cinesi;

I significati di Dao e di Taiji;

Le otto strategie di Sun Bin;

Perché nelle Arti Marziali è importante il combattimento;

L’importanza dello sguardo nelle Arti Marziali;

Con quale obiettivo combattere?

Questo articolo è stato scritto senza utilizzare in nessun modo l’IA.

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