Come riconoscere e scegliere un buon maestro
Il problema di come riconoscere e scegliere un buon maestro è forse il primo che si pone chi decide di praticare una qualsiasi disciplina. Senza voler avere la presunzione di offrire una guida “definitiva”, cercheremo fornire i punti che per la tradizione marziale (in particolare cinese) sono fondamentali per individuare un buon maestro. Come ormai sa bene chi segue i nostri articoli tutto sarà estendibile ad altri contesti, quindi alla ricerca di un maestro di qualsivoglia disciplina.
Riconoscere e scegliere un buon maestro: il problema
Avevo da poco cominciato la mia ricerca e una cosa mi era già chiara: è più facile essere un grande artista marziale che un buon maestro. Ho incontrato persone con straordinarie capacità fisiche, che venivano chiamate con ogni genere di titoli onorifici (sensei, sifu, master, grandmaster e anche great-grandmaster), ma in questa pletora di grandi nomi pochissimi erano gli insegnanti degni di questo nome. Alcuni avevano una conoscenza superficiale dell’arte, altri erano esperti ma non gli importava di insegnare ciò che sapevano, e ad altri ancora mancavano la pazienza, la gentilezza e il carisma di un vero leader [1].
In poche righe, Bolelli descrive sia i problemi che vivono le persone in cerca di un maestro sia, indirettamente, le principali qualità che un buon maestro dovrebbe avere. Sottolinea innanzitutto la differenza, non trascurabile, tra sapere e saper insegnare, in secondo luogo il problema degli insegnanti improvvisati e di quelli egoici.
I tre parametri per scegliere un buon maestro
La nostra idea è quindi quella di fornire delle chiavi di lettura per riconoscere, ed eventualmente evitare, le esperienze vissute e descritte da Bolelli. Per riassumere e schematizzare i validi principi che abbiamo trovato in diversi testi, abbiamo deciso di considerare tre parametri principali per la scelta di un buon maestro:
- Carattere;
- Metodo;
- Competenza.
Ci teniamo inoltre a sottolineare, prima di iniziare, che un maestro che non soddisfi uno (o più) di questi parametri, può comunque essere un maestro che ha qualcosa da insegnarci, dal momento che potrebbe in ogni caso avere delle competenze che ci interessa apprendere. Inoltre, è sempre vero che nella vita tutto è occasione di apprendimento. Un maestro di questa fattura potrebbe però essere considerato per lezioni e apprendimenti occasionali, mentre è sicuramente consigliabile trovare qualcuno che “soddisfi tutti i requisiti” per un apprendimento continuativo.
Il carattere del maestro
È importante essere chiari non solo sul livello di abilità di un insegnante, ma anche sul suo carattere. Il Taijiquan non è solo una disciplina fisica, ma è un dao (un sentiero, o via): “se non lo vedi, ti sfugge” [2].
Un buon maestro dovrebbe quindi incarnare ciò che insegna. Dovrebbe mostrare con le sue azioni la validità del metodo che trasmette ed essere un esempio della sua efficacia. Gira in rete, da tempo, una storia su Gandhi che ci sembra particolarmente adatta per iniziare a parlare del carattere di un buon maestro:
Gandhi e lo zucchero
Una madre portò il figlio dal Mahatma Gandhi e gli disse: “Per favore Mahatma, dì a mio figlio di smettere di mangiare zucchero”. Gandhi rimase in silenzio, poi disse: “Riportami tuo figlio tra due settimane”. Perplessa, la donna lo ringraziò e disse che avrebbe fatto così.
Due settimane dopo, Gandhi guardò il bambino negli occhi e gli disse: “Smetti di mangiare zucchero!”. Grata, ma sempre più stupita, la donna chiese: “Perché mi hai detto di ritornare dopo due settimane? Avresti potuto dirglielo subito!”.
Gandhi rispose: “Due settimane fa, anch’io mangiavo zucchero”.
Che questo racconto sia vero o meno, ha poca importanza. Ci insegna una cosa importante: un buon maestro dovrebbe avere l’onestà di insegnare solo quello che ha sperimentato in prima persona, l’umiltà di riconoscere di non essere in grado di insegnare qualcosa e la volontà di sopperire a questa mancanza, o di consigliare chi ha già sviluppato quella abilità.
Riconoscere il maestro egoico
Chiunque si sia cimentato nell’insegnamento, si è reso presto conto di una cosa: anche insegnare è un modo per imparare. L’insegnamento permette di rendersi conto delle proprie lacune e dona costantemente una spinta al miglioramento. Anche per questo, alla fine di una lezione di arti marziali cinesi, i praticanti e il maestro si ringraziano reciprocamente. Il maestro egoico è un insegnante spinto solo da motivazioni personali. A tal proposito, riportiamo le parole di Brizzi:
L’autentico maestro/allenatore è qualcuno che si comporta onestamente con i suoi allievi, ossia sa vedere ciò che veramente sono e li sa indirizzare, senza farsi influenzare dalla sua personalità e senza assecondare il soddisfacimento dei bisogni egoici, né suoi né dei suoi allievi [3].
Riconoscere il maestro egoico è semplice perché tende a orientare ogni allenamento verso la sua pratica e la sua crescita, demandando ad altri attività che trova noiose o poco utili per sé.
Riconoscere la vera umiltà del maestro
Al giorno d’oggi è tristemente comune imbattersi in deformazioni di quella qualità importante che prende il nome di Umiltà.
L’umiltà è la conseguenza della completa realizzazione del proprio valore. Infatti solo una persona che sa bene quanto vale è capace di essere umile. Chi ha una bassa autostima tenderà a comportarsi con superbia, a ostentare le sue capacità, in quanto ha paura di essere visto nella sua pochezza [3].
Dove una bassa autostima spesso sfocia in superbia, un’eccessiva autostima spesso sfocia invece in falsa umiltà. Cerchiamo di non confondere quindi lo screditarsi con l’essere umili. L’umiltà sta “nel mezzo”, consiste nel darsi esattamente il proprio valore, né più né meno. Inevitabilmente è consigliabile stare alla larga da superbi e falsi umili.
Segnali di avvertimento di cui bisogna essere consapevoli possono essere insegnanti che si vantano e pretendono di sapere tutto o che promettono risultati irrealistici [2].
Scegliere un maestro che ha metodo
Il metodo di insegnamento è il secondo parametro che abbiamo scelto. Non intendiamo soffermarci in un particolare metodo di insegnamento in senso pedagogico, ma più all’impostazione generale del metodo. Per chiarire questo proposito, nuovamente riportiamo un estratto di Guerrieri Metropolitani:
Antoine de Saint-Exupery, nel suo libro “Il piccolo principe” dice: “Se vuoi costruire una nave non radunare uomini solo per raccogliere legna e distribuire compiti, ma trasmetti loro la nostalgia per il mare vasto e infinito”. Questo è un valido esempio di ciò che dovrebbe fare un buon allenatore: trasmettere passione più che insegnare tecniche. La vera motivazione infatti non nasce dal senso del dovere verso qualcuno né dal bisogno di guadagnare soldi. La vera motivazione nasce perché credi in un principio, un valore, un sogno [3].
Un buon maestro ha passione
Dal punto di vista del metodo, quindi, il discorso si fa “semplice”: cerchiamo un maestro che ci trasmetta la sua passione, una persona entusiasta di ciò che insegna. Lasciamo perdere chi insegna solo per denaro, chi lo vede solo come un lavoro, e puntiamo invece (ci scusiamo per la banalità, ma le cose stanno così) a chi ha trovato un lavoro nella propria passione. Un buon maestro, ancora una volta, dovrebbe farsi canale dei principi che ha appreso:
Gli atleti – così come i guerrieri – non devono obbedirti, ma si devono innamorare di ciò di cui tu stesso sei innamorato; allora non si limiteranno a seguirti per senso del dovere, ma sgomiteranno per precederti lungo la Via che tu stesso hai indicato. Questo risultato non è dovuto a te, bensì alla forza del principio che ti passa attraverso e alla misura con cui lo incarni nella vita quotidiana [3].
La passione di un buon maestro definirà il suo metodo
Per quanto possa sembrar strano, sarà la passione a guidare il maestro nello sviluppare il suo metodo di insegnamento e trasmissione. Abbiamo tutti avuto esperienza, diretta o indiretta, di insegnanti che grazie alla loro passione riescono a restare nella memoria e lasciare il segno. Hanno fatto il giro del mondo, per esempio, le lezioni di fisica di Walter Lewin.
Incarnare i principi che si insegnano e precedere solamente nel viaggio le persone a cui questi principi vengono insegnati, è fondamentale:
Quali discorsi tenere, quali termini usare, a quale strategia affidarsi per motivarlo o per tranquillizzarlo (il suo allievo, ndL), quali processi psicologici favorire e quali no… sarà tutto più chiaro nella misura in cui l’allenatore avrà intrapreso egli stesso un percorso di crescita interiore, ossia nella misura in cui sarà riuscito a vivere egli stesso nel Qui-e-Ora, fuori dal chiacchiericcio della mente, dalle sue ansie e dai suoi dubbi [3].
Scegliere un maestro competente
Ultima, ma non per importanza, arriva la competenza. È più immediato, nella società in cui viviamo, considerare la competenza di un insegnante come requisito fondamentale. Spesso a discapito del carattere e del metodo. Il Maestro Chen Zhenlei in particolare ci mette in guardia sul valutare la competenza in funzione della notorietà o di quello che afferma l’insegnante:
Non è sufficiente che gli insegnanti siano ben noti. È più importante che abbiano una chiara comprensione del sistema nel suo insieme e che abbiano familiarità con la sua teoria [2].
Devono anche sapere come insegnare e trasmettere questa comprensione: alcuni insegnanti fingono di avere abilità ma in realtà ne sanno molto poco [2].
Come valutare la competenza di un buon maestro
È importante sempre “testare” la competenza di un buon maestro, e il modo migliore per farlo è attraverso le domande e l’approfondimento della materia. Se è riuscito a trasmetterci la passione, non sarà difficile ritrovarci a leggere qualche testo specifico in autonomia, seguire qualche tutorial di altri maestri e insegnanti e in generale approfondire lo studio per conto nostro. Anche perché, come spesso capita, inizialmente chi si avvicina a una disciplina ha pochi strumenti per valutare davvero la competenza di un insegnante. Anche in questo caso Chen Zhenlei rimarca la responsabilità di approfondire di chi si accosta a una disciplina:
Per evitare di essere coinvolti i futuri studenti dovrebbero fare le proprie ricerche e trovare poi il potenziale insegnante. Prendete del tempo per osservarli attentamente prima di impegnarvi a imparare da loro [2].
Riconoscere e scegliere un buon maestro: la sua finalità
Chiudiamo questo articolo nuovamente con delle parole di Brizzi, che ben riassumono una delle finalità per noi più importanti, e che può essere usata anch’essa come parametro di valutazione della qualità di un insegnante:
Mi spingo ad affermare che il compito più importante dell’allenatore consiste nel far comprendere all’atleta che l’attività sportiva – agonistica o meno – è sempre una metafora di quanto dovrà vivere nella sua vita quotidiana. Lo preparerà allora mentalmente e spiritualmente a non essere un perdente anche quando vivrà episodi di sconfitta. Perché sul ring come nella vita non potrà vincere sempre, ma potrà sempre assumere una psicologia da vincente che non lo farà cedere sotto i colpi del destino. Diverrà un monaco-guerriero, indipendentemente dal fatto che nella sua vita abbia vinto tanto o perso tanto. Questo è il più grande insegnamento che si può ricavare dall’attività sportiva [3].
Come riconoscere e scegliere un buon maestro, in versi
Un falso maestro è speculativo, agisce consapevolmente
nel rendere le persone ignoranti del vero principio.
Un vero maestro parla in una lingua che puoi capire
e ti mostra le cose in un modo in cui puoi identificarti.
Un falso maestro si erge su un alto picco e ti chiama,
ma non puoi mai raggiungerlo.
Un vero maestro ti guida sulla montagna più alta,
così che un giorno entrambi possiate guardare giù dall’altezza che avete scalato [2].
Per approfondire
[1] Per un cuore da guerriero, Daniele Bolelli;
[2] Chen Taijiquan Maestri e metodi;
[3] Guerrieri metropolitani, Salvatore Brizzi;
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