Perché nelle Arti Marziali è importante il combattimento?

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Copertina dell'articolo: Perchè nelle Arti Marziali è importante il combattimento?; raffigurante due combattenti, uno dei due ha sferrato un calcio che è stato afferrato dall'altro. In primo piano la gamba afferrata e il guantone.
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Perché nelle Arti Marziali è importante il combattimento?

Chiedersi perché nelle Arti Marziali è importante il combattimento può sembrare paradossale, sta di fatto che sono più che diffusi corsi di Arti Marziali in cui il combattimento non viene praticato. In particolare, purtroppo, questo aspetto è caratteristico di molti corsi di Arti Marziali Tradizionali Cinesi, mentre è sicuramente per lo più assente in un corso di Muay Thai (solo a titolo esemplificativo). Cerchiamo di spiegare perché è invece importante cimentarsi anche nel combattimento, soprattutto se si vogliono applicare i principi dell’Arte Marziale alla vita di tutti i giorni.

Le Arti Marziali come Via

Già le due parole che costituiscono l’Arte Marziale ci aiutano a capire perché il combattimento sia importante. Infatti, etimologicamente “Arte” ha il significato di mettersi in moto, muoversi verso qualcosa [1], mentre marziale ci richiama facilmente l’immagine del dio della guerra Marte. In tal senso, si potrebbe pensare che Arte Marziale richiami al cammino del dio Marte, dedicato al dio Marte, quindi di chi è Guerriero. L’arte marziale è quindi, anche etimologicamente parlando, riconducibile al concetto di Via del Guerriero. Come può la Via del Guerriero essere praticata senza la caratteristica preponderante del guerriero, cioè l’essere capace di combattere? Il combattimento (reale) è il miglior terreno su cui apprendere e applicare i principi che ci insegna l’Arte Marziale, in modo da realizzarne l’insegnamento e poi poterlo applicare alla vita di tutti i giorni, con tutte le sue difficoltà (combattimenti allegorici).

Arti Marziali e combattimento

Sensazioni nel combattimento

Di colpo siamo immersi in una situazione in cui il pensiero razionale gode di meno credito di un invito a pranzo nel villaggio di una tribù cannibale. È al tempo stesso eccitante e spaventoso essere proiettati in questa dimensione. È uno spazio in cui tutto ciò che ci è stato insegnato a scuola non conta più niente. Né la logica né l’intelligenza ci sono d’aiuto: troppo lente. Fermarsi a pensare è fuori discussione. Tutto accade più velocemente di quanto il cervello possa registrare. La mente ci abbandona in preda al panico quando si rende conto di non poter fare niente per controllare la situazione. È a questo punto che la saggezza del corpo comincia a danzare.

Non solo nel combattimento…

Daniele Bolelli nell’estratto del suo libro [2] sta descrivendo le sensazioni che si provano quando ci si approccia a un combattimento. In realtà sono emozioni ben note a chiunque si sia trovato in pericolo o in una difficoltà della vita particolarmente ostica, di non facile soluzione e apparentemente senza via d’uscita. Come si affrontano quelle emozioni nel combattimento (reale e metaforico)? Per affrontarle serve rilassamento, presenza e ascolto o, usando termini cinesi, Fang Song (fàng sōng, 放松), Yi Shi (yì shí, 意识), Ting Jin (tīng jìn,听劲). Il rilassamento deve essere quindi un rilassamento mentale (presenza nel qui e ora), emotivo e fisico. Solo in questo modo posso realmente essere ricettivo e “in ascolto”. A quel punto il combattimento diventa un lasciarsi andare alle intuizioni, farsi guidare dal corpo e da ciò che percepisce.

…ma nella vita di tutti i giorni

Ribadiamo che quanto scritto non si applica solo al combattimento reale. La vita di tutti i giorni ci offre innumerevoli possibilità di testare e mettere in pratica il rilassamento, la presenza e l’ascolto. Potrebbe trattarsi di un esame, di un compito in classe, di una strada buia da attraversare di notte, di una conversazione con il proprio datore di lavoro o cliente, di una conversazione in cui ci troviamo in forte disaccordo con il nostro interlocutore, e via discorrendo: ogni situazione di “conflitto” si presta allo studio e all’applicazione di questi principi. Ogni situazione di conflitto, in quest’ottica, è un occasione di allenamento e di crescita. Il Guerriero e la Guerriera vedono quindi occasioni di crescita di fronte a sé, non problemi.

Scimmia e cavallo nelle Arti Marziali

Il combattimento è quindi il miglior banco di prova per testare la nostra abilità nel rilassarci, nell’essere presenti e nell’ascoltare. In particolare, trovarsi di fronte a un avversario in combattimento ci permette sin da subito di lavorare sulla pratica del “Qin yuan, zhuo ma” (qínyuán zhuōmǎ, 擒猿捉马), che significa “Cattura la scimmia, doma il cavallo”. Cosa intende la tradizione cinese con questo detto?

Una scimmia a cavallo di un cavallo. Immagine per l'articolo: Perché nelle arti marziali è importante il combattimento? La scimmia simboleggia Xin e il cavallo Yi

Crediti a Africa Geografic

 

La mente emotiva Xin

Quando si parla di mente, nella tradizione cinese si fa subito una distinzione tra la mente-cuore Xin (xīn, ) e la mente-intenzione Yi (yì, ). Yang Jwing-Ming definisce così la mente-cuore [3]:

Xin è la mente che esprime sentimenti, emozioni e desideri: può essere eccitata, energizzata e confusa.

Non per caso la mente Xin è associata all’elemento fuoco. Il fuoco, con la sua capacità di mutare in incendio e con le sue lingue che si agitano caoticamente, ci fornisce un’immagine semplice e chiara di cosa rappresenti Xin. A questa è associata anche l’immagine della scimmia. Anche l’animale ci permette di meglio comprendere le sue caratteristiche. È sufficiente cercare un qualsiasi video in cui siano presenti delle scimmie per notare come queste passino da uno stato emotivo all’altro in maniera rapidissima e “disordinata”. Un momento sono calme, un momento gridano, un momento dopo sono calme di nuovo.

La mente meditativa Yi

La mente meditativa Yi, al contrario, è associata all’elemento acqua. Yang Jwing-Ming la definisce in questo modo:

Yi è la mente connessa con la saggezza e con il corretto discernimento; è generata dal puro pensiero ed è calma, tranquilla e chiara.

Yi è associata a un cavallo da domare in quanto solo dopo l’addestramento vero e proprio si rivelerà docile, calma e davvero utile ai nostri scopi. Iniziando a darle spazio e a conoscerla le permetteremo di diventare man mano più forte e presente nella nostra vita. La mente Yi è da addestrare con pazienza e rispetto.

Armonizzare Xin e Yi

Yang Jwing-Ming prosegue:

Nella disciplina del Qigong, armonizzare la mente significa usare la mente meditativa (Yi) per frenare la mente emotiva (Xin): quando quest’ultima è sotto il controllo della prima, sarete calmi e in pace. Yi è il maestro di Xin: controllando quest’ultima, potrete portare Yi a un livello di meditazione più profondo e raggiungere infine lo stadio del “pensiero senza pensiero”. Questa pratica si chiama “Qin Yuan Zhuo Ma”, che significa “Cattura la scimmia e doma il cavallo”.

Questi stessi concetti si applicano anche all’Arte Marziale e al combattimento.

Arti Marziali: trovare l’armonia nel combattimento

Senza voler approfondire ulteriormente l’argomento in questo articolo, verrà trattato in seguito quando parleremo delle Sei Armonie, è facile capire come il combattimento, con tutte le emozioni che suscita, dando occasione di libero sfogo alla mente Xin, sia tanto favorevole ad allenarsi a prenderne il controllo tramite Yi.

Infatti, non farlo si traduce inevitabilmente nel “prendere tante botte”, mai piacevoli da ricevere. Il corpo affronta una situazione in cui è quasi costretto ad abbandonare i suoi standard per sperimentare una condizione mentale nuova, ed evitare così facendo i numerosi colpi che arrivano dal nostro avversario. Allenarsi in una situazione tanto avversa permette inoltre di provare la stessa pratica, in situazioni diverse e meno stressanti, con più facilità.

Arte Marziale nella vita di tutti i giorni

A tal proposito, riportiamo un altro estratto del libro di Bolelli:

Affinando i riflessi, limando via frazioni di secondo dai tempi di reazione, imparando a sentire i sottili cambiamenti nell’equilibrio dell’avversario, gli artisti marziali cominciano ad ascoltare la voce dei sensi. La natura fisica dell’allenamento li obbliga a farlo. Se sono saggi abbastanza da non lasciare questa abilità nel dojo, si troveranno in grado di usare questi sensi <<risvegliati>> per sperimentare stati di consapevolezza più intensi nella vita di tutti i giorni.

Diventa inoltre più chiara la frase di Morihei Ueshiba:

La via del guerriero è la creazione dell’armonia.

Resterebbe da chiedersi se chi percorre la Via del Guerriero debba combattere per qualche altro obiettivo o per l’ottenimento di un riconoscimento o risultato specifico. Inoltre, come conciliare quanto detto con le regole di Feng Zhiqiang che invitavano invece a sottrarsi dal combattimento? Nel prossimo articolo tratteremo anche questi aspetti.

Per approfondire

[1] Etimologia di Arte;
[2] Per un cuore da guerriero, Daniele Bolelli;
[3] Le radici del Qigong cinese, Yang Jwing-Ming;

Questo articolo è stato scritto senza utilizzare in nessun modo l’IA.

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