Mente ferma, attenzione e concentrazione
Si sente spesso parlare di attenzione, concentrazione e mente ferma. La capacità di focalizzarsi su un compito o un’attività viene considerata sempre positivamente e spesso ricercata, anche in ambito marziale. In realtà, attraverso uno dei più importanti scritti di Takuan Soho, spadaccino e monaco zen giapponese, vedremo che ciò che davvero sarebbe da ricercare non è tanto la capacità di concentrarsi o essere attenti, quanto uno stato che viene chiamato dal samurai non mente, riconducibile al termine più nostrano di presenza.
Takuan Soho
Vediamo innanzitutto chi era Takuan Soho e come mai ci riferiamo a un suo scritto.
Takuan Soho nacque nel 1573 all’interno di un clan di samurai, tuttavia si dedico al Buddhismo fin dalla tenera età, diventando prima monaco e poi abate (ancora giovanissimo). Tre giorni dopo aver conseguito questo titolo si dimise e si ritirò in un eremo. In qualità di spadaccino, partecipò alla battaglia di Sekigahara nel 1600 (quindi mentre era ancora monaco). Non scese mai a compromessi con i potenti locali e per la sua integrità morale venne esiliato nelle terre del Nord dallo Shogun Hidetada. Alla morte di quest’ultimo, tre anni più tardi, e grazie all’intercessione dell’amico Yagyu Munenori l’editto d’esilio venne ritirato. Anche per questo Takuan dedicò a Yagyu un testo intitolato “La testimonianza segreta della saggezza immutabile”, che è proprio il testo a cui ci riferiremo a breve [1-4].
Cosa significano mente ferma, attenzione e concentrazione
Prima di procedere, vediamo anche cosa si intende con attenzione, concentrazione e mente ferma. L’etimologia di attenzione è molto interessante perché deriva dal verbo Attendere. Il significato è poi diventato quello dell’atto della mente di rivolgersi a un oggetto [2], ma potremmo anche dire, appunto, di fermarsi su un oggetto. Concentrazione, d’altro canto, richiama l’idea di raccogliere insieme in un centro [3]. Quindi, ancora una volta, l’atto della mente di fermarsi su un oggetto in particolare. Anche Takuan Soho da a “mente ferma” lo stesso significato. E proprio in virtù di questo significato, evidenzia che in realtà lo stato di “saggezza immutabile” che dovremmo cercare di ottenere è quello di una mente non ferma:
Immutabile significa che non muta.
Saggezza è il discernimento delle cose.
La mente che non si ferma affatto è detta saggezza immutabile [1].
Uno spazio in cui non entra nemmeno un capello
Quando batti le mani e, contemporaneamente, lanci un urlo, si produce uno spazio in cui non entra nemmeno un capello. Batti le mani e non c’è tempo per pensare al suono prima di emetterlo, semplicemente batti le mani e, contemporaneamente, lanci un urlo [1].
Con queste parole Takuan Soho ci mostra come il pensiero non riesca realmente a porre l’attenzione, concentrarsi, su due azioni contemporanee. E allo stesso tempo, per effettuare due azioni contemporanee non puoi “fermare la mente” su nessuna delle due. Ma perché questo è importante nella pratica delle Arti Marziali? Abbiamo già parlato della presenza durante il combattimento, aggiungiamo a quanto detto proprio quest’idea di “non concentrazione”, “non attenzione” e “non mente”. Per restare in ambito marziale, riportiamo un altro estratto che chiarirà meglio quanto detto finora.
Su cosa non focalizzarsi (o concentrarsi, o porre l’attenzione)
Se ti focalizzi sulla spada dell’avversario, la mente sarà catturata dalla spada dell’avversario.
Se ti focalizzi su quali saranno le intenzioni dell’avversario di colpirti, la mente sarà catturata da quel pensiero.
Se ti focalizzi sulla tua spada, la mente sarà catturata dalla tua spada.
Se ti focalizzi sulla tua intenzione di non essere colpito, la mente sarà catturata dalla tua intenzione di non essere colpito.
Questo significa che non esiste un luogo in cui focalizzare la mente.
Dominare la mente dentro di sé, impedendole di vagare, è come legare un gatto. Se la tratterrai dentro di te, non andrà da nessuna parte [1].
Focalizzarsi su qualcosa porta la mente e cancellare tutto il resto. Come possiamo accogliere ogni segnale dell’avversario se, focalizzati su qualcosa, ci precludiamo proprio la possibilità di ricevere tali segnali? Questo in qualche modo assottiglia la distanza tra porre l’attenzione e incantarsi.
Attenzione, concentrazione e ascolto
Se stai di fronte a un albero, e guardi una sola delle sue innumerevoli foglie rosse, non vedrai tutte le altre. Quando l’occhio non si ferma su un’unica foglia e stai davanti all’albero con la mente limpida, allora vedrai tutte le infinite foglie. Ma se l’occhio si fermerà su una foglia sola, sarà come se le altre non esistessero [4].
Una mente non ferma è quindi una mente aperta, capace di accogliere tutto l’insieme, non solo una parte di questo. Ma per quanto l’osservazione sia importante, questa caratteristica di apertura non si limita alla percezione con gli occhi. Ting Jin (Tīng Jìn, 听劲), come abbiamo visto, indica un ascolto totale, in cui l’oggetto percepito si dissolve (e quindi in cui non ci si ferma sull’oggetto percepito). Una pratica reale del principio di Ting Jin è strettamente correlata quindi alla reale capacità della mente di non fermarsi.
Attenzione e concentrazione nel movimento
Kannon ha mille braccia: se la mente si ferma sul braccio con l’arco, le altre novecentonovantanove non servono a nulla. È proprio perché la mente non si ferma in un luogo che tutte le braccia sono utili [4].
Il parallelo con la divinità Kannon (Guānyīn, 观音, in cinese) ci permette di riportare un esempio di cui può avere esperienza chiunque si accosti a una nuova disciplina. Nella pratica di movimenti nuovi che coinvolgono più parti del corpo, inizialmente si fa l’errore di fermare la mente su una sola delle parti coinvolte, perdendo totalmente il controllo sulle altre. Per esempio, concentrandosi sul movimenti di una mano, ci si renderà conto di non aver mosso l’altra; ponendo l’attenzione sulle anche, si scoprirà di aver lasciato fermi i piedi, e via discorrendo. Lasciar andare la mente e fidarsi del corpo è la strada migliore per eseguire il movimento nella sua completezza.
Bene, dove devo porre la mente?
“Ovunque tu ponga la mente, se la poni in un solo luogo, il resto del tuo corpo non potrà funzionare.”
“Bene, dove devo porre la mente?”
“Se non poni la mente da nessuna parte, la mente permeerà tutte le parti del corpo e si estenderà ovunque.” [4]
La risposta è, appunto, “da nessuna parte”. Concentrazione, attenzione e mente ferma non sono necessariamente sinonimi di qualità. Per quanto banale possa sembrare a dirsi, non è questo l’unico modo per usare la mente e non è sempre quello più adatto. Questa contrapposizione tra staticità e mobilità della mente, ci permette di collegarci con il principio di mutevolezza che permea le Arti Marziali tradizionali cinesi in ogni loro aspetto, a partire dal primo verso del più volte citato Daodejing:
La Via veramente Via non è una Via costante [5].
Questo ci conduce direttamente alla successiva dicotomia che ci presenta Takuan Soho.
Unilateralità e Rettitudine
Porre la mente in un solo luogo è detto “cadere nell’unilateralità”. Si definisce unilateralità l’inclinazione verso un solo luogo. Rettitudine è muoversi ovunque. La mente retta è quella che permea tutto il corpo, senza essere incline a un solo luogo [4].
È facile notare come questa riflessione del monaco samurai ben si applichi non solo al movimento, al corpo o agli oggetti della nostra osservazione. Come una mente “ferma su un dettaglio” si perde tutto il resto, così una mente ferma su un’idea, una convinzione, si perde tutto il resto.
La mente che si è fissata e si blocca in un luogo non funziona in modo libero. Allo stesso modo, le ruote di un carro girano perché non sono fisse. Se fossero inchiodate, non girerebbero. La mente è anch’essa qualcosa che non funziona se resta fissata su una singola situazione [4].
Né attenzione, né concentrazione: la non mente è come l’acqua
Quando questa non-mente è ben sviluppata, non si soffermerà su alcuna cosa né si sentirà priva di alcuna cosa. È come l’acqua che non deve contenere nulla al di fuori di sé e non necessita di altro che di sé per esistere [4].
Con un altro bellissimo paragone, Takuan Soho chiama non-mente la mente che non si ferma su nulla. Una mente non concentrata, ma non per questo distratta. Che non pone l’attenzione su nessun dettaglio e per questo è capace di coglierli tutti. Una non-mente di questo tipo è associata all’acqua. Inoltre, un’acqua ferma è stagnante e alla lunga imputridisce. Ferma è anche l’acqua che è diventata ghiaccio, perdendo la sua capacità di adattamento e la sua funzione: con il ghiaccio non possiamo più lavarci le mani e i piedi, sottolinea il samurai monaco.
Liberiamo il gatto
È come quando si lega un gatto e non lo si lascia mai libero, per evitare che catturi i passeri.
Se la mente è legata come un gatto, non sarà libera e probabilmente non potrà funzionare al meglio.
Ma se il gatto è stato addestrato a non cacciare i passeri, si può sciogliere il laccio e lasciarlo libero di andare dove vuole. Allora, anche se i due animali si trovano insieme, il gatto non agguanterà il passero. Questo è il significato delle parole “generare una mente senza dimora” [4].
“Qin yuan, zhuo ma” (qínyuán zhuōmǎ, 擒猿捉马), cattura la scimmia e doma il cavallo. Ancora una volta l’idea di una mente efficace se addestrata fa capolino con un richiamo al mondo animale.
Mente ferma, attenzione, concentrazione o non-mente?
La scelta tra imprigionare un gatto che uccide i passeri o addestrarlo è scontata. Lo è di meno se si esce dalla metafora e si applica lo stesso concetto alla nostra mente. La capacità di totale ricettività, attraverso la presenza, questo stato di non-mente capace di permearci interamente e accogliere tutto ciò che ci circonda, è estremamente importante nella pratica delle Arti Marziali tradizionali cinesi. Si lavora sul suo sviluppo a partire dai primi esercizi di riscaldamento per poi arrivare alla completezza del movimento ricercata nella pratica del Taiji Quan, del Bagua Zhang e del Tanglang Quan, attraverso il combattimento sportivo (Sanda) e non. Questo giusto per citare gli stili da noi studiati, ma il discorso si estende, come premesso, alle Arti Marziali in genere e di conseguenza alla quotidianeità.
Per approfondire
[1] Bushido – La via del guerriero;
[4] Kendo – Gli insegnamenti di spada di un maestro zen samurai;
[5] Daodejing – Augusto Shantena Sabbadini;
Perché nelle arti marziali è importante il combattimento;
Ting Jin, l’ascolto nelle Arti Marziali tradizionali cinesi;
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