Le otto strategie di Sun Bin
Le otto strategie sono una nostra selezione di alcuni principi contenuti nel terzo capitolo della Strategia Militare di Sun Bin (Sūn Bìn Bīngfǎ, 孙膑兵法). Questo testo, assieme al più conosciuto Arte della Guerra di Sun Zi (Sūnzǐ Bīngfǎ, 孫子兵法), fa parte dei sette classici di strategia militare della tradizione cinese. L’applicabilità di questi testi alle situazioni più disparate è ormai nota, dal momento che il nostro nemico non sempre prende le forme di un esercito, ma può rappresentare una nostra paura, una difficoltà o un problema.
Sun Bin
Probabilmente lontano parente di Sun Zi, Sun Bin deriva il suo “nomignolo” da un evento particolarmente importante della sua vita. Bin infatti è traducibile come rotula, ma al tempo indicava una delle possibili condanne inferte ai nemici: la frantumazione della rotula. Sun Bin è quindi uno zoppo, condizione che all’epoca significava la totale emarginazione dalla società (non potendo rivestire nessun ruolo considerato “utile”). Nonostante tutto, la sua grande abilità di stratega non era passata inosservata, e il re dello stato di Wei decide di tenerlo come suo consigliere.
La migliore strategia di Sun Bin
A causa del titolo, testi di questo tipo sono spesso osteggiati dai più, considerati adatti a sanguinosi e poco etici guerrafondai. Il problema di questa visione è che si limita al titolo. La filosofia principale di entrambi i “Sun” consiste proprio nell’evitare il più possibile il conflitto e nel cercare in tutti i modi di far attaccare per primo il nemico (cosa che come vedremo ha comunque diversi vantaggi).
In questo consiste il Dao del vero comandante. Comprendere la necessità dell’offensiva piuttosto che di una linea difensiva [1].
Avere una “linea difensiva” è sempre necessario, ciò che va valutato in maniera accorta è la necessità dell’offensiva, cioè se è veramente inevitabile procedere al conflitto. La miglior strategia militare consiste quindi in una precisa osservazione di sé, del nemico e del campo di battaglia, in modo che l’attacco del nemico sia il più possibile prevedibile (o indotto) e la difesa risulti efficace.
Le otto strategie di Sun Bin e la morale
Nel momento in cui il conflitto è inevitabile, ogni mezzo per raggiungere la vittoria è a questo punto lecito. Significativa e simpatica allo stesso tempo, a tal proposito, l’abitudine dell’abile samurai Musashi di arrivare in ritardo ai duelli per innervosire l’avversario. Come a voler anticipare e disinnescare future storture, Sun Bin mette in guardia però il lettore dicendo:
D’altra parte, chi si compiace della guerra perirà e chi trae esclusivamente profitto dalla vittoria sarà oggetto di vergogna. La guerra non è qualcosa di cui compiacersi, né la vittoria qualcosa da cui trarre profitto [1].
Premesso questo, spesso la strategia migliore può risiedere nel sacrificio di un manipolo di soldati al fine di garantire la vittoria, e quindi la salvezza di tutto il regno. E in tale situazione, Sun Bin consiglia ovviamente di scegliere i meno abili senza troppe remore.
Le otto strategie di Sun Bin
Dopo queste premesse possiamo vedere infine le strategie. Queste, come accennato sopra, sono estratte dal terzo capitolo de La Strategia Militare. In questo capitolo il re di Wei fa diverse domande al suo consigliere Sun Bin, in merito a come affrontare diverse situazioni che possono verificarsi durante un conflitto. Riporteremo dei sunti della domanda e della risposta e dei brevi estratti quando particolarmente significativi.
La prima strategia: situazione di stallo
Cosa fare quando le armate sono in assetto di guerra, i rispettivi comandanti si studiano a vicenda e le linee di difesa sono entrambe solide a tal punto che nessuno si azzarda ad attaccare per primo?
La soluzione di Sun Bin, in questo caso, è quella di scegliere un comandante audace ma non particolarmente bravo, confidando nella sua sconfitta o ritirata. Mandato in avanti questo comandante, si porta il nemico ad attaccarlo. A quel punto si mette in atto un’imboscata per colpirlo ai fianchi con le truppe scelte e migliori.
Questa strategia ci fa comprendere che in una situazione di stallo, è vantaggioso creare una situazione favorevole (e controllata) per il nemico, in modo da indurlo a scoprirsi per colpirlo quando non se l’aspetta. Quindi prestare il fianco, ma consapevolmente.
La seconda strategia: superiorità numerica
Come affrontare le situazioni in cui si è in superiorità numerica?
Di fronte a questa domanda, Sun Bin si profonde in grandi elogi verso il re.
Questa è proprio la domanda di un sovrano illuminato! Ancorché forti e numerosi, ci si interroga ancora sulla strategia ottimale [1]!
Anche in questo caso, la tattica proposta da Sun Bin non prevede l’attaccare per primi. Bensì mostrare le proprie fila come indisciplinate e disordinate in modo da indurre all’attacco anche il nemico che sa di essere in inferiorità numerica. Mostrarsi deboli e disorganizzati può infatti solleticare il palato di un avversario in inferiorità numerica ma ambizioso. Questo discorso vale ovviamente anche se si considera semplicemente una differenza di “forza” o “capacità”.
La terza strategia: inferiorità numerica
Come affrontare invece un’armata forte e numerosa con una debole e limitata in numero?
La strategia che propone Sun Bin in questa situazione viene da lui stesso chiamata “Arrendersi all’imponenza del nemico”. Per prima cosa propone di nascondere le retrovie, per permettere un’agevole ritirata e non dare la possibilità al nemico di conoscere la reale entità delle truppe. In secondo luogo, consiglia di disporre le truppe in maniera ordinata (armi lunghe davanti, corte dietro, balestrieri di supporto). Il grosso delle truppe, nascosto, attenderà l’attacco del nemico prima di agire. Anche in questo caso i principi alla base sono gli stessi.
La quarta strategia: un aggressore sconosciuto
Cosa fare se invece non si conosce l’effettiva capacità ed entità del nemico?
Sun Bin chiama questa strategia “Affrontare il pericolo con successo”. Consiglia di dividere le truppe in tre unità e farle avanzare contro il nemico. Solo una delle tre lo affronterà direttamente, mentre le altre due si supporteranno a vicenda in caso di necessità. Il consiglio finale è di adattarsi alla situazione, se si è in grado di mantenere la posizione la si mantiene, se si è in grado di avanzare si avanza, senza pianificare prima cosa fare né avere delle aspettative di vittoria a breve termine.
Anche in questo caso, Sun Bin suggerisce di “sacrificare” un terzo delle energie per far attaccare il nemico e studiare il suo attacco, lasciando che i due terzi restanti operino di conseguenza. Permettere al nemico di agire per studiarlo, dal momento che non si è avuto questa possibilità prima.
La quinta strategia: un aggressore pressoché sconfitto
E se il nemico è ormai allo stremo delle forze e pressoché sconfitto?
Ancora una volta Sun Bin sconsiglia di attaccare. Bensì, di attendere il suo attacco da “tutto per tutto” per poi rispondere con una difesa corretta e risolutiva. È interessante notare come anche in una situazione di vantaggio, lo stratega non debba agire guidato dalla boria o dalla superbia, ma anzi debba valutare sempre una risposta ponderata all’attacco del suo avversario.
La sesta strategia: un aggressore di pari potenza
Qual è invece la strategia migliore per affrontare un aggressore di pari potenza?
La strategia di risposta consigliata da Sun Bin consiste in questo caso nel cercare di dividere le truppe dell’avversario. Una volta divise, attaccarle con il grosso delle proprie truppe. Le azioni volte a dividere le truppe devono essere sporadiche, difficili da comprendere e prevedere.
Se la strategia “Divide et impera” non dovesse funzionare, Sun Bin raccomanda di mantenere la posizione e non attaccare mai, se non quando si è sicuri della riuscita dell’attacco.
Di fronte a un avversario che ci eguaglia in abilità, la strategia è quindi quella di confonderlo per cercare di separare e dividere le sue energie in modo da sferrare l’attacco solo quando si è praticamente sicuri del suo successo. In ogni caso, non attaccare per primi.
La settima strategia: uno contro molti
Esiste un Dao che consenta a un uomo solo di travolgerne dieci? [1]
La risposta di Sun Bin in questo caso è incisiva:
Si. Vanno attaccati i punti deboli del nemico, ricorrendo a mosse inaspettate [1].
Per quanto possa sembrare semplice e “banale” questa risposta in realtà nasconde diverse problematiche. In primo luogo, per poter attaccare i punti deboli del nemico bisogna conoscerli. Pertanto è necessario studiarne con precisione le caratteristiche. In secondo luogo, bisogna essere in grado di attaccarli. Per farlo è comunque necessaria una certa abilità, anche ricorrendo a “mosse inaspettate”. Riportiamo una delle frasi più conosciute dell’arte della guerra che rimarca anche questo aspetto:
Se conosci l’altro e conosci te stesso, vincerai cento battaglie; se non conosci l’altro ma conosci te stesso, una volta vincerai e un’altra sarai sconfitto; se non conosci l’altro e non conosci te stesso, ogni battaglia sarà una sconfitta certa [2].
L’ottava strategia: schierare l’esercito senza dare battaglia
Per chiudere, riportiamo la strategia che meglio di tutte esplicita il principio del non attaccare per primi. È possibile prepararsi alla guerra senza dare battaglia? La risposta di Sun Bin è emblematica:
Sì. Disponendo l’armata in posizione strategica e rinsaldando le fortificazioni, si farà segno alle truppe di non muoversi; dopodiché, non si permetterà al nemico di trascinarci a compiere la prima mossa, né di innervosirci [1].
Non cedere alle provocazioni, rinforzare le fortificazioni e posizionarlo nel modo migliore in attesa di un eventuale attacco dell’aggressore. In altre parole, prepararsi alla battaglia senza attaccare per primi.
Le otto strategie di Sun Bin in una sola
In questo testo abbiamo voluto sottolineare come, anche in un manuale di strategia militare, le soluzioni alle situazioni più disparate siano in realtà riconducibili a una sola: non attaccare per primi. Lo spingere l’aggressore ad attaccarci, inoltre, è sempre subordinato all’aver ponderato la reale necessità di un offensiva. Se non abbiamo altra soluzione che combattere, allora la miglior strategia e portare il nemico ad attaccarci nelle condizioni e modalità che decidiamo noi. Questo, non ci stancheremo mai di dirlo, sia che si tratti di una persona reale, sia che si tratti di una situazione o un problema che dobbiamo risolvere. La chiave risiede sempre nell’ascolto e nel portare il problema in un sistema di condizione in cui siamo più capaci di affrontarlo.
Per approfondire
[1] L’arte della guerra e della strategia, Leonardo Vittorio Arena;
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