Le aspettative disattese e la pesca

Tempo di lettura: 5 min

Dipinto di un pescatore orientale di fronte a un lago, su sfondo dei monti. Copertina dell'articolo Le aspettative disattese e la pesca.
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Le aspettative disattese e la pesca

Benché si parli delle aspettative disattese e della pesca, non ci allontaneremo comunque dalla tradizione cinese. Infatti, analizzeremo ancora una volta un brano del classico Zhuangzi, che racconta del principe Ren e della sua “fortunata” pescata. In conclusione, come sempre, delle piccole riflessioni estendibili alla pratica e alla vita di tutti i giorni.

Le aspettative disattese e la pesca: il racconto del principe Ren

Iniziamo quindi riportando il testo del racconto, tratto dall’edizione del Zhuangzi curata da Augusto Shantena Sabbadini [1].

Il principe Ren va a pesca

Il principe Ren attaccò un amo enorme a una lunga lenza, si servì di cinquanta buoi come esca, si sedette sul Monte Kuaiji e gettò l’amo nel Mare Orientale. Tornò a pescare ogni mattina, ma per tutto un anno non prese nulla. Poi un giorno un pesce enorme abboccò. Vincolato a quell’amo enorme, si inabissò e riemerse; agitando le pinne, sollevò masse di spuma grandi come montagne e fece ribollire le acque del mare; il frastuono era come quello di una schiera di dei e demoni e spargeva il terrore intorno per mille miglia.

Il principe Ren divide il pescato

Quando il principe ebbe tirato a riva il pesce, lo tagliò a pezzi e lo fece seccare. Dal fiume Zhi a oriente fino a Cangwu a nord, tutti ne mangiarono a sazietà. Dopodiché per generazioni tutti quelli che avevano una propensione per il favoloso e lo straordinario continuarono a stupirsi a vicenda raccontando questa storia.

La conclusione del racconto

Ora, se prendi la tua canna e te ne vai lungo un fosso o un canale a pescare ghiozzi e carpe, sarà ben difficile che tu prenda un grosso pesce. Se sei orgoglioso dei tuoi piccoli discorsi e la tua massima aspirazione è un posto di magistrato provinciale, sei ben lontano dalla Grande Realizzazione.
Chi non ha mai udito parlare della storia del principe Ren non sarà mai una guida per la sua generazione (oppure, “sarà ben lontano dall’essere capace di unirsi agli uomini che governano il mondo”) [1].

Le aspettative disattese: quanto siamo attrezzati?

Iniziamo l’analisi di questo piccolo racconto partendo proprio dai primi versi:

“…attaccò un amo enorme a una lunga lenza, si servì di cinquanta buoi come esca, si sedette sul Monte Kuaiji e gettò l’amo nel Mare Orientale.”

Quante volte ci attrezziamo di strumenti veramente adeguati per affrontare una nuova sfida? Come sottolineato alla fine del racconto, il principe Ren non è andato a pescare con una canna scadente e un piccolo vermicello come esca. Ha sostenuto una grande “spesa iniziale”, sia in termini di energie (è andato a pescare su un monte portandosi dietro un amo enorme, una lenza lunghissima e cinquanta buoi), sia in termini strettamente economici (tutti i soldi necessari a rifornirsi di quei materiali). Un’azione di questo tipo necessita di tanto coraggio e di una profonda convinzione di poter riuscire nell’impresa.

Avere senza dare

Fin troppo spesso, una delle aspettative più disattese è quella di raccogliere senza aver seminato. L’aspettativa di una vita facile e per nulla faticosa, e di conseguenza l’avversione verso chi invece sembra proprio vivere una vita di questo tipo. Il risultato di una qualsiasi attività deve necessariamente fare i conti con la fatica, l’impegno e le energie che si investono nella stessa. Ut sementem feceris, ita metes (si raccoglie ciò che si semina), dice il proverbio. Credere nella buona riuscita dei propri progetti e investire il necessario a realizzarli è un presupposto fondamentale. Ma non per questo ci si può aspettare che poi le cose vadano come ci si era figurati! Per la buona riuscita servono anche altri fattori, tra cui la perseveranza e la pazienza.

Le aspettative disattese: quanto siamo perseveranti e pazienti?

“Tornò a pescare ogni mattina, ma per tutto un anno non prese nulla.”

Quanti si sarebbero arresi ben prima di un anno? Il principe Ren non demorde e, con costanza, tutti i giorni, getta la sua lenza in attesa di un pesce che abbocchi. Abbiamo già visto l’importanza che rivestono nella pratica delle arti marziali la perseveranza e la pazienza. Questa storia non fa che rimarcarlo in modo secco e al tempo stesso poetico. La bella immagine di questo principe che tutti i giorni si reca sul monte per lanciare il suo enorme amo sul Mare Orientale è impagabile. Ci piace immaginare il tutto condito da una schiera di testimoni oculari che fino al grande giorno non potevano far altro che considerarlo uno stupido o un folle (o entrambi).

Successo immediato

Bene, abbiamo investito le nostre energie nel nostro progetto, ma se già il giorno dopo non dà i frutti sperati entriamo nel panico? L’agricoltore sa bene quanto tempo serve per far germogliare una piantina, non la sommerge di acqua sperando di farla crescere più in fretta. Bisogna dare tempo al tempo, saper aspettare. Non curanti delle malelingue, delle critiche, delle apparenti condizioni di stallo e fiduciosi che i semi daranno comunque dei frutti, a volte magari inaspettati. D’altronde il principe Ren era forse “certo” di pescare un pesce o di pescarlo così grande? Questa domanda ci conduce al successivo punto.

Le aspettative disattese: agire senza agire

“Poi un giorno un pesce enorme abboccò”

La dottrina taoista dell’agire senza agire (wú wéi, 无为) ben si coniuga con l’immagine del pescatore. Il principe Ren non fa altro che gettare l’amo e restare in attesa, è il pesce ad abboccare. Similmente, un ragno tesse la sua tela e resta in paziente attesa che sia l’insetto a decidere di finire tra le sue trame. Questo modo di intervenire sul mondo, senza intervenire, denota anche una grande fede nella natura e nelle leggi che ne regolano il corso. È anche e soprattutto grazie a questa che il principe Ren riesce a recarsi tutti i giorni a pescare, per un anno, nonostante i continui insuccessi.

Il saggio non ha aspettative e non accumula

Anche nel Daodejing troviamo espressi gli stessi principi racchiusi nel racconto del principe Ren. Nel capitolo 2 ci parla di agire non agire, non attaccamento ai risultati, non soffermarsi sulle opere compiute:

Per questo il saggio si pone al servizio del non agire
e pratica l’insegnamento senza parole.
Agisce, ma non conta sui risultati.
Quando l’opera è compiuta non vi si sofferma.
Proprio perché non vi si sofferma
la sua opera non va perduta.

Nel capitolo 81 ci parla, invece, di non accumulare e donarsi agli altri:

Il saggio non accumula:
usa tutto per prendersi cura degli altri,
ma lui stesso possiede sempre di più;
usa tutto per sostenere gli altri,
ma lui stesso trabocca sempre più.

La bontà del principe Ren: conclusione

Dal fiume Zhi a oriente fino a Cangwu a nord, tutti ne mangiarono a sazietà.

Perfetto archetipo dell’eroe, il principe Ren condivide con il mondo i frutti della sua impresa. La parte della storia forse meno presente nella società contemporanea, ma chissà che non arrivino tempi migliori. Tra conservarsi il bottino per sfamarsi diverso tempo e condividerlo con tante popolazioni, il principe Ren sceglie la seconda. Chissà se parte dello stupore suscitato dalla storia non fosse legato anche a questo. Come abbiamo visto all’inizio, il principe Ren sa bene che non si può avere senza dare, decide pertanto di applicare nuovamente e coerentemente questa regola che gli si è già dimostrata vera. Il racconto non ci parla dei nuovi frutti che raccoglierà grazie a questa seconda semina. Ci mette però in guardia sulla scelta del posto in cui “andare a pescare”, sull’essere orgogliosi e sull’aspirare alla mediocrità.

Per approfondire

[1] Zhuangzi, traduzione di Augusto Shantena Sabbadini;

Le cinque qualità del praticante;

Arti Marziali e fatica.

Questo articolo è stato scritto senza utilizzare in nessun modo l’IA.

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