La morte di Loegaire Buadach
Con la morte di Loegaire Buadach ci allontaniamo decisamente dall’oriente, per approdare in terra irlandese. Il ciclo dell’Ulster è uno degli scritti epici più importanti della mitologia irlandese. Non ci stupisce, quindi, che al suo interno sia possibile trovare una storia come quella della morte di Loegaire, che nella sua semplicità offre un grande insegnamento di vita.
Il ciclo dell’Ulster
Prima di leggere la storia, diamo qualche informazione sul ciclo in questione. Sia in versi che in prosa, narra principalmente le gesta dell’eroe Cú Chulainn, figlio del dio celtico Lúg e della sorella del re dell’Ulster. Lóegaire Búadach non è uno dei protagonisti principali della saga, ma resta uno dei personaggi importanti e sicuramente un guerriero di impareggiabile abilità, al punto da guadagnarsi l’epiteto di “Il Vittorioso”. Nel racconto “Il banchetto di Bricriu”, Lóegaire compete con Conall Cernach e Cú Chulainn in più sfide con l’intento di aggiudicarsi “la porzione del campione” messa in palio da Bricriu con l’unico intento di seminare discordia tra i tre. Sebbene tutte le sfide siano vinte da Cú Chulainn, il fatto che a partecipare, oltre all’eroe della saga, siano Conall Cernach “Il Trionfante” e Lóegaire Búadach “Il Vittorioso” lascia intendere che quest’ultimo fosse comunque un guerriero di grande fama (meritata o meno che fosse).
Loegaire Buadach
Lóegaire “Il Vittorioso” ha quindi collezionato trionfi in battaglia per tutta la sua vita, l’episodio più importante che lo riguarda è però, appunto, quello della sua curiosa morte. Come vedremo infatti Lóegaire non muore in battaglia, non muore a causa di ferite accusate durante una grande avventura, né a causa di un sortilegio di qualche potente mago o strega, benché un incantesimo sia legato alla sua morte. Co-protagonista di questa storia è Aed mac Ainninne, poeta al servizio di Conchobor mac Nessa, all’epoca re dell’Ulster. Aed mac Ainninne era, oltre che poeta, anche mago e amante segreto di Mugain Aittenchairchech “dai folti capelli”, moglie del sovrano Conchobor. Il racconto inizia proprio quando la relazione tra Aed e Mugain smise, loro malgrado, di essere segreta. Riportiamo integralmente il testo, estratto dal libro “Saghe e racconti dell’antica Irlanda” [1].
La morte di Loegaire Buadach
A cosa fu dovuta la tragica morte di Loegaire Buadach il Vittorioso?
Non è difficile.
Aed mac Ainninne abitava con Mugain Aittenchairchech dai Folti Capelli, che era la moglie di Conchobor, mentre Aed era il suo poeta.
Furono scoperti. Allora il poeta venne catturato per ordine di Conchobor e chiese di morire annegato, cosa che il re gli concesse.
Così, Aed fu portato in tutti i laghi di Eriu (Irlanda, ndL) per essere giustiziato, ma ogni volta egli intonava un incantesimo sulle acque facendole fluire via, finché nel lago non ne restava nemmeno una goccia. Ne risultò che in tutta Eriu non ci fu più un lago o un fiume in cui fosse possibile annegarlo. Ma poi arrivarono a Loch Lai, davanti alla casa di Loegaire, e su quell ago il poeta non poté gettare incantesimi.
Loegaire salva Aed… e muore
Tuttavia, mentre stavano per affogarlo, si fece avanti l’intendente di Loegaire.
“Ahimé, Loegaire!” gridò. “Non erano riusciti a trovare in tutta Eriu un posto in cui annegare un poeta, finché non sono arrivati qui.”
Loegaire si alzò e impugnò la spada ma, mentre balzava fuori, sbatté la sommità del capo contro l’architrave della porta: la parte posteriore del cranio si staccò e il cervello gli si sparse sul mantello. Tuttavia uccise trenta dei guerrieri incaricati di annegare il poeta, che in tal modo riuscì a salvarsi. Poi Loegaire morì.
E questa è la tragica morte di Loegaire Buadach.
La morte di Loegaire Buadach: un memento mori
A causa delle sue avventure ne “Il banchetto di Bricriu” e della sua morte, Loegaire è famoso più che altro come “eroe ridicolo”. Ad occhi assolutamente non esperti di mitologia irlandese, fa riflettere però il fatto che Loegaire, ferito mortalmente alla testa, comunque riesca ad affrontare e sconfiggere trenta guerrieri, liberando il poeta Aed. Un’impresa assolutamente in linea con l’epiteto di “Il Vittorioso”. La vicenda di Loegaire richiama con forza l’idea del memento mori, “ricordati che devi morire”. Non importa quanto si sia “Vittoriosi”, la sconfitta è sempre dietro l’angolo (o sopra, nel suo caso). L’umiltà, non per nulla, è una delle qualità principali che dovrebbe sviluppare un praticante, e ancora di più un maestro. La difficoltà che si ha nel gestire una sconfitta pesante, o addirittura come in questo caso “ridicola”, è ben maggiore per chi ha ceduto alla superbia.
L’umiltà nel Daodejing
Il Daodejing ci può guidare nella comprensione di quale sia la giusta Via da percorrere, offrendoci una bellissima descrizione dell’umiltà nel capitolo 22 [2], che già abbiamo citato una volta:
Per questo il saggio abbraccia l’uno
e diventa modello del mondo.
Non si mette in mostra, perciò splende,
non è assertivo, perciò spicca,
non si vanta, perciò ottiene riconoscimento,
non è orgoglioso, perciò dura.
Poiché non compete, nessuno al mondo può competere con lui.
Quindi, per concludere, è vero che la sconfitta è sempre dietro l’angolo, ma solo per coloro che si sentono in competizione.
Per approfondire
[1] Saghe e racconti dell’antica Irlanda;
[2] Daodejing;
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