Imparare lo stile è facile, correggerlo è difficile

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Fotografia con due bambini che studiano insieme guardando il quaderno, copertina per l'articolo imparare lo stile è facile, correggerlo è difficile
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Imparare lo stile è facile, correggerlo è difficile

Imparare lo stile è facile, correggerlo è difficile. Più genericamente, imparare è facile, correggere è difficile: in questo modo può essere tradotto un proverbio cinese ben conosciuto tra i praticanti di Arti Marziali tradizionali. Senza mezzi termini, ci mette in guardia dall’imboccare un sentiero errato e ci chiama ad impegnarci fin dal principio per cercare di fare le cose in modo corretto. Vediamo quindi, brevemente, le diverse implicazioni di questo detto.

Imparare lo stile è facile, correggerlo è difficile

Per prima cosa riportiamo il testo originale del proverbio con il significato di ogni parola:

学拳容易改拳难
Xué quán róngyì, gǎi quán nán;

学, xué: imparare, studiare;

拳, quán: pugno, pugilato;

容易, róngyì: facile, diretto, probabile;

改, gǎi: cambiare, alterare, trasformare, correggere;

拳, quán: pugno, pugilato;

难, nán: difficile, problema, difficoltà, non buono.

Ci soffermiamo solamente sul significato di Quán, traducibile appunto come “pugno, pugilato”. Lo si incontra spesso per definire uno stile, ad esempio in Taiji Quan, o in XingYi Quan. Con Pugilato del Principio Supremo (Taiji Quan) e Pugilato della forma e dell’intenzione (XingYi Quan) si intende proprio lo stile in tutte le sue tecniche, i suoi principi e le sue caratteristiche peculiari. Per questo è forse più immediato (anche se meno letterale) tradurlo come “stile”.

Non solo per lo stile

In ogni caso, è importante rimarcare ancora una volta che tutto quello che vedremo è sicuramente estendibile ad altri ambiti. Pertanto, è comunque valido considerare questo proverbio in via più generale come Imparare è facile, correggere è difficile. Qualsiasi cosa si stia imparando o si sia imparato nella vita, ci si è sicuramente resi conto di quanto possano pesare delle lacune o degli errori protratti nel tempo e ormai diventati abitudine. Lo studio di materie scientifiche (per esempio matematica o fisica) forse più di altri casi evidenzia le problematiche sollevate da questo proverbio.

Perché imparare è facile

Per entrare meglio nell’insegnamento espresso da questo detto, immaginiamoci come un terreno fertile e incontaminato, in cui potenzialmente può crescere qualsiasi genere di vegetale. Attraverso lo studio e la ricerca, raccogliamo dai nostri insegnanti diversi semi che, se piantati nel giusto modo, data la fertilità del terreno porteranno sicuramente a frutto. È nostro dovere scegliere cosa piantare, informarci sulle particolari condizioni di semina di ogni seme e su come poi va gestita la pianta una volta che ha iniziato a crescere. Se seguiamo le direttive senza cercare di accorciare i tempi, ma con pazienza e determinazione, arriveremo sicuramente a raccogliere i frutti di tutto ciò che abbiamo seminato nel terreno. Questo paesaggio idilliaco è verosimile solo però se si verificano tre condizioni:

  1. Abbiamo ben chiaro cosa vogliamo seminare;
  2. Seguiamo perfettamente le indicazioni che ci vengono date per la semina;
  3. Il nostro fornitore di semi è affidabile, ci da buone sementi e giuste indicazioni.

Perché correggere è difficile

Nel caso in cui vengano a mancare i tre presupposti di sopra, potremmo trovarci nel terreno piante che occupano spazio ma non danno frutto, per esempio perché seminate nel momento sbagliato. Potremmo anche scoprire di aver seminato la pianta sbagliata, ritrovandoci quindi diversi rovi che tolgono luce alle altre piante o comunque ci occupano spazio. Il terreno potrebbe essere invaso da delle erbacce difficili da estirpare. Alcune piante che abbiamo scelto potrebbero danneggiare altre vicine, perché troppo simili o invasive. Correre ai ripari è sicuramente fattibile, ma complesso e richiede senza ombra di dubbio tanta fatica. Per sistemare il nostro terreno, a questo punto, potremmo dover spendere energie non solo per togliere le piante indesiderate, ma anche per spostare quelle che ci interessa tenere, per ripristinare la fertilità del terreno, per studiare le sinergie e gli antagonismi. Tutte cose che uno studio preliminare e un’accorta pianificazione iniziale ci avrebbero evitato.

Fotografia di un bambino che si mette le mani in faccia, alla sua sinistra un enorme punto interrogativo. Per l'articolo imparare lo stile è facile, correggerlo è difficile

Imparare è facile, correggere è difficile… soprattutto le abitudini

Le cattive abitudini sono dure a morire. Sebbene l’Arte Marziale tradizionale cinese vada in direzione diametralmente opposta a quella dell’abitudine e dell’automatismo, il nostro cervello ci rema “costantemente contro” cercando di automatizzare dei movimenti per non dover porvi attenzione e energie. Succede un po’ a chiunque quando si impara a guidare. I gesti dedicati alla guida pian piano restano nello “sfondo”, gestiti autonomamente e senza attenzione. E se ci accorgiamo di tenere il volante nel modo sbagliato? O magari cambiamo auto e nella nuova la frizione è più o meno sensibile della vecchia? Quanta attenzione dobbiamo mettere per correggere queste abitudini? Quante volte faremo spegnere il motore o sentiremo “grattare” il cambio prima di abituarci alla nuova frizione? Per questo motivo, è importante impegnarci fin dall’inizio a fare le cose correttamente e trovare qualcuno che ce le insegni in questo modo.

Imparare senza correggere: chiarezza negli obiettivi

Abbiamo visto l’importanza che rivestono Determinazione e Perseveranza per il Maestro Chen Zhenlei. Avere ben chiari i propri obiettivi e riuscire a focalizzare le proprie energie nel loro raggiungimento è essenziale. Non diciamo niente di nuovo se sottolineiamo che a voler fare “mille cose” poi non si riesce a concluderne nemmeno una. Anzi, per restare nell’ambito dei proverbi, l’italianissimo “chi troppo vuole nulla stringe” esprime molto bene questo concetto. Scegliere cosa voler fare del nostro terreno e focalizzarsi su quello. È difficile infatti che si possa realizzare sia un frutteto che un campo di piante carnivore. Decidiamo quindi quale percorso preferiamo e imbocchiamolo, avendo il coraggio di lasciar andare gli altri. In questo modo potremmo dedicarci meglio al suo approfondimento e quindi diminuiremmo la probabilità di dover correggere, in futuro, errori dati dalla superficialità o da antagonismi tra più percorsi.

Imparare senza correggere: fiducia e pazienza

Ancora una volta torniamo sulle qualità del praticante. In particolare, Fiducia e Pazienza. Questi due elementi sono indispensabili per poter seguire le indicazioni che ci vengono date dai nostri insegnanti su come coltivare le nostre sementi. Fare di testa nostra e cercare scorciatoie può portarci ai famosi errori difficili da correggere. Per esempio, fare male una posizione perché faticosa o dolorosa, magari ogni volta che l’insegnante è distratto, potrebbe trasformarsi in un errore davvero difficile da correggere nel momento in cui iniziano a farci male le ginocchia, ma ormai siamo “abituati” a posizionarci in modo errato. Inoltre, è importante avere fiducia nell’insegnante e nel metodo e applicare alla lettera le indicazioni che ci vengono date, anche se possono sembrarci un po’ “strane”, complesse o faticose. A tal proposito, è sicuramente vantaggioso iniziare da subito a vedere la fatica come una potente alleata.

Imparare senza correggere: un buon maestro

E se applichiamo quanto espresso nei precedenti punti, ma è il maestro a darci indicazioni errate? È fondamentale che il nostro maestro ci dia delle buone basi su cui costruire la nostra pratica. Per tornare all’esempio del terreno, è indispensabile informarsi su chi sia il nostro fornitore di sementi. Chi è? Come produce le sue sementi? Queste sono alcune domande, esemplificative, che ci si dovrebbe porre. Le analoghe per la pratica delle arti marziali potrebbero essere: dove ha studiato e con chi (lignaggio)? Quali sono i suoi valori? Non a tutte le domande che ci poniamo possiamo dare una risposta immediata, probabilmente servirà qualche mese per capire tutto quello che ci serve del nostro insegnante. Allo stesso modo in cui valuteremmo di volta in volta le sementi del nostro fornitore, pronti a cambiarlo se servisse. A tal proposito, rimandiamo anche all’articolo su come riconoscere e scegliere un buon maestro.

Gli errori più difficili correggere…

Gli errori sorti dallo studio con un cattivo insegnante sono forse i più difficili da correggere, perché spesso sono associati alla convinzione di saper fare bene le cose (fattore che nei primi due casi, spesso non c’è). Cosa fare se quello che ci è stato insegnato per diversi anni cozza con i nuovi insegnamenti verso cui ci approcciamo? Ancora una volta è importante innanzitutto valutare l’autorevolezza (e non autorità) dell’insegnante. Questa è importante per orientarsi, ma non basta. In secondo luogo, è necessario informarsi sulla materia. Al giorno d’oggi è molto facile trovare tanti libri, video, podcast e quant’altro, spesso anche di maestri cinesi e tradotti in italiano, che possiamo usare come terza campana per meglio comprendere se il nostro insegnante sia o meno nel giusto nello spiegarci una determinata cosa che “non ci torna”.

Ma non veniamo meno alla Fiducia

A scanso di equivoci, quanto appena detto non vuole minare la fiducia nel nostro insegnante. Vuole solo stimolare la ricerca personale e l’approfondimento, in modo tale da rendersi conto se il nostro insegnante, di cui ci siamo fidati, è sempre degno della nostra fiducia. Sono due percorsi in parallelo, che permettono di evitare che la fiducia diventi fede cieca mal riposta. Proprio perché quest’ultima può portarci agli errori difficili da correggere di cui abbiamo parlato. In ogni caso, “errare è umano” e “domandare è lecito, rispondere è cortesia”, per restare in tema di proverbi istruttivi. Se il nostro maestro ha detto una cosa completamente diversa da quello che abbiamo letto in un libro di Sun Lutang, chiediamogli spiegazioni: potremmo aver capito male noi o potrebbe semplicemente aver commesso un errore che, con fatica, anche lui dovrà correggere. Buon senso, autocritica e critica costruttiva.

Per approfondire

Articolo che parla anche di questo proverbio (in cinese);

Le cinque qualità del praticante;

Come riconoscere e scegliere un buon maestro.

Questo articolo è stato scritto senza utilizzare in nessun modo l’IA.

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