Con quale obiettivo combattere?

Tempo di lettura:

Copertina dell'articolo Con quale obiettivo combattere, raffigurante diverse medaglie d'oro con laccetto con i colori dell'italia poggiate su un vassoio
Copertina dell'articolo Con quale obiettivo combattere, raffigurante diverse medaglie d'oro con laccetto con i colori dell'italia poggiate su un vassoio

Tempo di lettura:

Condividi questo articolo!

Valuta questo articolo:

Clicca per votare questo articolo!
[Voti: 0 Media: 0]

Con quale obiettivo combattere?

Abbiamo visto perché è importante il combattimento nelle Arti Marziali, ma con quale obiettivo è bene combattere? Escludendo i casi in cui si combatte per sopravvivere, quale finalità chi combatte deve aver ben presente durante il combattimento? C’è chi direbbe la vittoria, c’è chi direbbe che l’importante è partecipare. Vedremo che c’è anche una terza alternativa, quella che prediligiamo.

L’obiettivo di non combattere

Iniziamo ancora una volta citando “Per un cuore da guerriero” [1] di Daniele Bolelli:

Quando due tigri combattono

Si dice che quando due tigri combattono, una morirà e l’altra porterà per sempre cicatrici profonde. Entrare in conflitto non è un buon affare nemmeno per il vincitore. Troppa energia sprecata inutilmente. Uno scontro da cui una persona esce vincente e l’altra vinta è il modo peggiore per ottenere il risultato desiderato. Non fa che moltiplicare la disarmonia e seminare rancore: legna secca gettata sul fuoco karmico di risentimenti e vendette.

Conseguenze del combattimento

Sembrerebbe quindi che il combattimento vada evitato sempre e comunque. Ma come abbiamo espresso nel precedente articolo, come conciliare quest’idea con la necessità di combattere quando si praticano Arti Marziali? È importante evidenziare come il testo di Bolelli ci parli di vincitori e vinti. Lo sport, con la sua intrinseca idea di competizione, ci porta necessariamente a vedere il combattimento come un confronto da cui uscirà un vincitore e un perdente. Anche Feng Zhiqiang era ben consapevole delle ferite, fisiche e psichiche, che porta il combattimento, per questo motivo era una pratica che sconsigliava nelle sue regole, sebbene nell’ultima si offrisse di combattere al posto di chi, della sua cerchia, venisse sfidato. Forse la chiave per comprendere il tutto è proprio in questa ultima regola: per combattere bisogna vivere il combattimento in un certo modo e lui sicuramente sapeva quale fosse.

Combattere ma non competere

Il capitolo 22 del Daodejing riporta [2]:

Per questo il saggio abbraccia l’uno
e diventa il modello del mondo.
Non si mette in mostra, perciò splende,
non è assertivo, perciò spicca,
non si vanta, perciò ottiene riconoscimento,
non è orgoglioso, perciò dura.
Poiché non compete,
nessuno al mondo può competere con lui.

In una società competitiva come quella odierna, affermare che “il saggio non compete” può essere considerato un vero e proprio atto di ribellione. Possiamo pensare a un modo per combattere senza competere? Sicuramente sì e ci arriveremo a breve. Innanzitutto, riteniamo importante evidenziare gli errori più comuni che si commettono nello “scegliere” per quale motivo combattere. Per prima cosa, combattere mostrando un attaccamento al risultato (la vittoria) per voler dimostrare qualcosa agli altri.

Combattere con l’obiettivo di vincere

Così… il saggio ha vinto prima di combattere, mentre l’ignorante deve combattere per vincere.

Zhuge Liang

In “Guerrieri metropolitani” Salvatore Brizzi spiega in modo chiarissimo le insidie che si nascondono nel combattere per vincere:

“Se vinco vuol dire che sono qualcuno”, crede, almeno inconsciamente, l’atleta di questo genere. Il punto è che se desidera così tanto vincere esteriormente è proprio perché non è qualcuno (o meglio, crede di non esserlo); ossia non è rilassato riguardo al suo valore profondo, non è sicuro di sé. Ma se non è sicuro di sé non può vincere… e così via, in un perverso circolo vizioso, dove più l’atleta tiene alla vittoria, più significa che non possiede stima di sé, più la vittoria si allontana.

Dietro l’obiettivo di vincere

Combattere per vincere significa quindi sentire la necessità di affermarsi all’esterno, nasconde una profonda sfiducia nelle proprie capacità e insicurezza di sé. In tal senso, è una forma di competizione in cui ci si ingabbia da soli. Si può vivere il combattimento in questa forma anche al di fuori di un contesto realmente competitivo (come una gara, per esempio). Il saggio, come dice il Daodejing, non deve dimostrare nulla all’esterno: è ben consapevole delle sue capacità, per cui non aspetta nessun riconoscimento esterno che possa in qualche modo dargli un valore maggiore di quello che ha. Desiderare così tanto la vittoria non permette di vivere il combattimento nella condizione di rilassamento e assenza di paura necessarie per dare il meglio di sé e, come dice Brizzi, questo non fa che allontanare la vittoria tanto agognata.

Combattere con l’obiettivo di perdere

In secondo luogo, può sembrar strano a chi non si è mai cimentato nel combattimento, ma spesso accade che si combatta con l’obiettivo di perdere. Quando ci si approccia al combattimento vedendo l’avversario eccessivamente al di là della nostra portata (e quindi anche in questo caso denotando una forte sfiducia di sé), convinti di perdere l’incontro, non potrà succedere altro che proprio questo: si verrà sovrastati dall’avversario.

Se è certo di morire, probabilmente sarà ucciso

Anche in questo caso supportano le nostri affermazioni dei classici, e in particolare l’Arte della guerra di Sun Tzu:

Cinque, dunque, sono i pericoli in cui incorre un generale.
Se è certo di morire, probabilmente sarà ucciso.
Se tiene troppo alla vita, probabilmente sarà catturato.
Se è facile all’ira, probabilmente sarà vilipeso.
Se è onesto, probabilmente sarà calunniato.
Se ama i suoi uomini, probabilmente sarà irrequieto.
Questi sono i cinque pericoli che inducono un comandante in errore e sono una catastrofe per la guerra.

Combattere con la certezza di “perdere”, esattamente come farlo desiderosi di vincere, non ci permette di trovare la giusta condizione mentale per affrontare il combattimento al meglio delle nostre capacità. Anzi, in questa condizione si combatterà scoraggiati (senza coraggio) e in preda alla paura. La profezia che si auto-avvera, si avvererà anche in questo caso.

Due facce della stessa medaglia

Combattere desiderosi di vincere o timorosi di perdere, come sottolinea anche Brizzi in Guerrieri Metropolitani”, sono due modalità che portano allo stesso risultato e affondano le proprie radici in una condizione comune:

Investire tutto nel desiderio di vittoria sta a indicare una grande paura di affidarsi alla vita, un bisogno estremo di doversi in qualche modo affermare. Il confine che separa la voglia di vincere dalla paura di perdere in verità è sempre stato labile. Paradossalmente, teme la sconfitta chi dentro di sé ha già un senso di sconfitta che non vuole vedere e che vorrebbe occultare attraverso una vittoria esteriore. Ma il problema è dentro, non fuori.

Bambini che combattono con l'obiettivo di divertisi

Combattere con un obiettivo artistico

La terza via, il terzo obiettivo per combattere che proponiamo, è quello legato all’espressione artistica dell’Arte che pratichiamo. Quanti di voi restano spesso strabiliati di fronte a un video in cui un’artista si cimenta nella sua Arte? Vedere un disegno, una scultura, prendere pian piano vita grazie a movimenti fluidi del pennello o dello scalpello è emozionante e magico. La nostra Arte è Marziale, per cui la nostra espressione artistica risiede nel combattimento. Il modo migliore di approcciarsi al combattimento è lo stesso che ha un pittore quando si approccia a un nuovo dipinto: realizzare un’Opera d’Arte. Trovare la calma, la quiete mentale, emotiva e fisica, ascoltare e abbandonarsi alla capacità del corpo di esprimersi.

Combattimento come rilassata performance artistica

Citando un’ultima volta Guerrieri Metropolitani:

La serenità è la causa della vittoria, non il suo effetto. Non sono sereno se vincerò, ma vincerò se saprò restare sereno. E visto che oramai ho raggiunto la serenità, la vittoria non sarà più una questione di importanza capitale.
(…)
Il monaco-guerriero deve essere capace di diventare una persona serena indipendentemente dalle vittorie e dalle sconfitte, così che la sua prestazione diventi una rilassata performance artistica e non una questione di vitale importanza per la sua reputazione.

Combattere con l’obiettivo di realizzare un’Opera d’Arte

Due combattenti che si confrontano in quest’ottica, si liberano dal meccanismo delle tigri del brano di Bolelli, partecipando entrambi alla realizzazione della stessa performance artistica. In quest’ottica saranno entrambi vincitori, avendo dato il meglio di sé per realizzare l’opera. Questo significa che nel caso in cui fossimo solo noi vivere il combattimento in questo modo, vinceremmo naturalmente qualsiasi incontro? Assolutamente no, perché come ci ricorda Sun Tzu:

Non poter essere vinti dipende da noi stessi, la possibilità di vincere dal nemico.
Un abile guerriero può rendersi invincibile ma non può determinare l’impossibilità di vincere del nemico.
Per questo si dice: sapere come vincere non equivale a riuscire a vincere.

Per approfondire

[1] Per un cuore da guerriero, Daniele Bolelli;
[2] Daodejing;
[3] Guerrieri metropolitani, Salvatore Brizzi;

Questo articolo è stato scritto senza utilizzare in nessun modo l’IA.

Condividi questo articolo!

Valuta questo articolo:

Clicca per votare questo articolo!
[Voti: 0 Media: 0]

Potrebbe interessarti anche:

Della stessa categoria:

Imparare lo stile è facile, correggerlo è difficile0 (0)

Imparare lo stile è facile, correggerlo è difficile
0 (0)

Imparare lo stile è facile, correggerlo è difficile Imparare lo stile è facile, correggerlo è difficile. Più genericamente, imparare è facile, correggere è difficile: in questo modo può essere tradotto un proverbio cinese ben conosciuto tra i praticanti di...

leggi tutto
Uno studio scientifico sui benefici del Taiji Quan0 (0)

Uno studio scientifico sui benefici del Taiji Quan
0 (0)

Uno studio scientifico sui benefici del Taiji Quan Un interessante studio scientifico sui benefici del Taiji Quan è stato pubblicato sulla rivista “Preventive medicine report” nel 2015. Il titolo di questo articolo è A systematic review of the health benefits...

leggi tutto

0 Commenti

0 commenti

Invia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Aiutare tutti a diventare

Guerrieri nella vita.

Scopri tutti i benefici dei tesserati

Lasciaci il tuo numero e verrai ricontattato entro 24h

Solo gli utenti registrati possono copiare i contenuti della pagina