Zhuangzi, Il cuoco Ding

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Dipinto di Bo Yang raffigurante un cuoco, copertina dell'articolo Zhuangzi, il cuoco Ding.
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Zhuangzi: il cuoco Ding

L’estratto dal Zhuangzi (Zhuāngzǐ, 莊子) che commenteremo oggi, ci racconta il gongfu del cuoco Ding. Le sue abilità come cuoco, alla corte del principe Wen Hui, ci mostrano come il significato di Gongfu davvero possa abbracciare ogni mestiere. Il Zhuangzi [1], è uno dei testi fondamentali della tradizione taoista cinese, i cui principi e insegnamenti sono spesso alla base anche delle Arti Marziali tradizionali cinesi.

Il cuoco Ding nel Zhuangzi

Iniziamo riportando il racconto integrale, tratto dal terzo capitolo del Zhuangzi [1], intitolato “L’arte di nutrire la vita”.

Wen Hui fa visita al cuoco Ding

Il cuoco Ding stava macellando un bue per il principe Wen Hui. Lo sorreggeva con le mani e vi si appoggiava con la spalla; i piedi saldamente piantati al suolo, lo stringeva con le ginocchia; il suo coltello affondava nella carne come se stesse eseguendo la danza del boschetto dei gelsi o ballando al ritmo della musica Jingshou.
Il principe Wen Hui disse: “Eccellente! Come può la tua arte giungere a tanto?”.

La tecnica del cuoco…

Il cuoco Ding posò il coltello e rispose: “Ciò di cui il vostro servo si cura è il Dao, che va ben oltre l’arte. Un tempo, quando cominciai a macellare buoi, vedevo solo la bestia intera. Dopo tre anni non vedevo più la bestia nel suo complesso. Ora non uso più nemmeno gli occhi, ma solo lo spirito. La mente si arresta e lo spirito agisce secondo la struttura naturale della carne. Il mio coltello affonda negli interstizi e nelle cavità, non taglia mai un legamento, meno che mai un osso.

… e i suoi vantaggi

Un buon cuoco cambia il suo coltello una volta all’anno. Un cuoco mediocre deve cambiarlo una volta al mese perché lo usa come un’accetta. Il vostro servo si serve di questo coltello da diciannove anni e ha macellato con esso migliaia di buoi, eppure la sua lama è ancora affilata come se fosse appena uscita dalla mola. Ci sono degli interstizi nelle giunture dell’animale e la lama del coltello non ha quasi spessore. Se si inserisce una cosa priva di spessore in una fessura anche piccola, essa trova spazio in abbondanza per muoversi. Per questo, dopo diciannove anni, la lama del mio coltello sembra appena uscita dalla mola.

L’insegnamento del cuoco Ding

Quando arrivo a un punto difficile, mi fermo, guardo attentamente, e poi affondo il coltello lentamente, con delicatezza. Ed ecco che la carne si apre come una zolla che cade a terra. Allora resto in piedi con il coltello in mano e mi guardo intorno, godendomi il mio successo. Poi pulisco il coltello e lo metto via”.
“Eccellente!” disse il principe Wen Hui. “Le parole del cuoco Ding mi hanno insegnato l’arte di nutrire la vita”.

Dipinto di Bo Yang raffigurante un cuoco, per l'articolo Zhuangzi, il cuoco Ding.

Crediti: dipinto dell’artista cinese Bo Yang.

 

L’arte del cuoco Ding nel Zhuangzi

Ci soffermeremo in particolare su alcuni aspetti che risaltano dalla lettura di questo brano:

  1. Lo Shen Fa (shēnfǎ, 身法) del cuoco Ding;
  2. La sua Arte;
  3. Ciò di cui il cuoco si cura;
  4. La sua presenza;
  5. L’agire senza agire del cuoco Ding.

Lo Shen Fa del cuoco Ding

Lo sorreggeva con le mani e vi si appoggiava con la spalla; i piedi saldamente piantati al suolo, lo stringeva con le ginocchia…

In poche righe, il testo ci fa comprendere come di fronte al principe non si sia manifestato qualcuno con le movenze tipiche del cuoco. Ding è cimentato in un lavoro per il quale tutto il suo corpo è coinvolto. La macellazione dell’animale non avviene solo tramite un “lavoro di braccia” ma, al contrario, necessita di radicamento, equilibrio e un metodo che coinvolge l’uso intero del corpo, dalle spalle alle ginocchia. Lo Shen Fa, metodo del corpo, indica proprio la capacità dell’artista marziale di portare la tecnica utilizzando il corpo nella sua interezza, per sviluppare la massima forza possibile con il minimo sforzo.

La sua Arte

…come se stesse eseguendo la danza del boschetto dei gelsi o ballando al ritmo della musica Jingshou…

Le sue movenze, evidentemente estremamente fluide e ricercate, hanno reso paragonabile alla danza di un ballerino anche un’immagine forte come la macellazione, agli occhi del principe Wen Hui. La bellezza di un movimento curato, preciso, fluido e allo stesso tempo efficace è quello che ricerca anche un buon artista marziale. Il corpo è il suo strumento artistico così come lo è il violino per un musicista e perché no, il coltello per un cuoco. Per ottenere una tale abilità, non basta però ripetere continuamente gli stessi movimenti, come ci fa notare poco dopo il cuoco Ding.

Ciò di cui il cuoco si cura

Ciò di cui il vostro servo si cura è il Dao, che va ben oltre l’arte.

La frase con cui il cuoco inizia la risposta al principe è tanto bella quanto importante. L’abilità che ha appena mostrato a Wen Hui non è il suo fine, ma un effetto collaterale della sua ricerca. Il cuoco si cura del Dao, segue la sua via di perfezionamento e applicando i suoi principi alla quotidianità riesce a ottenere anche le abilità che hanno così entusiasmato il suo principe. Questo è il monito che dovrebbe tenere sempre a mente anche qualsiasi artista marziale. Il fine non può e non deve mai essere migliorare la tecnica in sé e per sé, deve essere invece farne propri i principi per portarli sempre dentro, applicandoli a qualsiasi situazione si presenti di fronte a noi.

La sua presenza

Ora non uso più nemmeno gli occhi, ma solo lo spirito. La mente si arresta e lo spirito agisce secondo la struttura naturale della carne.

Il cuoco Ding non si affida ai sensi nello svolgere il suo mestiere, ma allo spirito. Ferma la mente dal flusso di pensieri e, nella presenza, si affida totalmente all’intuizione. Il suo corpo viene guidato e fluisce naturalmente, senza interruzioni e distrazioni. Abbiamo già parlato di questo stato nell’articolo sul perché nelle Arti Marziali è importante il combattimento [2]. Solo attraverso il rilassamento (fàng sōng, 放松, [3]), la presenza (yì shí, 意识) e l’ascolto (tīng jìn,听劲) è possibile trasformare il combattimento in una performance artistica, lasciar andare tutti gli attaccamenti legati alla volontà di vittoria, tutte le paure e far guidare il proprio corpo dalle intuizioni.

L’agire senza agire del cuoco Ding

Se si inserisce una cosa priva di spessore in una fessura anche piccola, essa trova spazio in abbondanza per muoversi. Per questo, dopo diciannove anni, la lama del mio coltello sembra appena uscita dalla mola.

In quest’ultimo estratto si pone risalto alla tecnica adottata dal cuoco Ding: il suo non è un tagliare, ma un separare maggiormente ciò che è già separato. La sua azione è per certi versi di semplice accompagnamento, un agevolare ciò che in seme è già presente. Per questo non deve mai affilare la sua lama: di fatto, non sta tagliando nulla. È superfluo ribadire quale sensibilità e capacità di ascolto (nel senso più ampio del termine) servano per agire in questo modo. Un fine dell’artista marziale è proprio quello di riuscire a combattere mosso dalla stessa strategia. Mai forzare, ma inserirsi dove già c’è lo spazio; accompagnare l’avversario alla sua propria disfatta, senza contrasti.

L’arte del cuoco Ding nel Zhuangzi: conclusioni

Questo brano, come praticamente la totalità dei brani contenuti nel Zhuangzi, racchiude al suo interno principi importantissimi che consigliamo a chiunque di tenere ben presenti durante la pratica di qualunque attività o mestiere e nel proprio percorso di crescita personale. In particolare, ovviamente teniamo a sottolineare la loro importanza nella pratica delle Arti Marziali tradizionali cinesi, con l’augurio che l’esecuzione di una tecnica o di un taolu possa affascinare uno spettatore occasionale esattamente come se stessimo “eseguendo la danza del boschetto dei gelsi o ballando al ritmo della musica Jingshou”.

Per approfondire

[1] Zhuangzi, traduzione di Augusto Shantena Sabbadini;

[2] Perché nelle arti marziali è importante il combattimento?;

[3] Fang Song, un rilassamento attivo;

Questo articolo è stato scritto senza utilizzare in nessun modo l’IA.

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