Liezi, i galli del re Xuan

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Copertina dell'articolo I galli del re Xuan, dipinto di un gallo dell'artista Kuang Shu Mei
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Liezi, i galli del re Xuan

La storia dei galli da combattimento del re Xuan è presente sia nel Liezi che nel Zhuangzi, due classici della tradizione cinese. Benché breve, questo testo è molto significativo, soprattutto nel delineare le caratteristiche del praticante di arti marziali nelle diverse fasi del suo addestramento. Iniziamo riportando il testo, tradotto da Augusto Shantena Sabbadini [1].

I galli da combattimento del re Xuan

Maestro Ji Xing addestrava galli da combattimento per il re Xuan di Zhou. Dopo dieci giorni il re gli chiese se i galli erano pronti.
“Non ancora,” disse Ji Xing. “Sono arroganti e aggressivi.”
Dopo altri dieci giorni il re chiese di nuovo.
“Non ancora,” disse Ji Xing. “Reagiscono a qualsiasi suono o movimento.”
Dopo altri dieci giorni il re chiese di nuovo.
“Non ancora,” disse Ji Xing. “Si guardano intorno con ferocia e sono pieni di energia.”
Dopo altri dieci giorni il re chiese di nuovo.
“Ora sono quasi pronti,” disse Ji Xing. “Quando un altro gallo canta, restano immobili. Da lontano sembrano galli di legno. La loro virtù è integra. Nessun gallo oserà affrontarli: tutti faranno dietrofront e fuggiranno [1].”

Dieci giorni, quaranta giorni

Il re Xuan passa dal maestro Ji Xing per controllare i suoi galli da combattimento ogni dieci giorni. Il numero dieci, come abbiamo visto parlando dell’essenza dell’Arte Marziale per il Maestro Sun Lutang, anche nella tradizione cinese sta a indicare la chiusura di un ciclo. Il re Xuan quindi torna ad ogni chiusura di una fase dell’addestramento completa. Le fasi in totali sono quattro, per un totale di quaranta giorni, altro numero che torna non casualmente in diverse tradizioni. In ogni caso, nella presunta fine dell’addestramento i galli vengono comunque definiti “quasi pronti”, a voler probabilmente indicare come il percorso di crescita non sia in realtà qualcosa che si conclude realmente.

Prima fase dell’addestramento dei galli del re Xuan

Dopo i primi dieci giorni, a chiusura quindi del primo ciclo, il maestro Ji Xing dice al re che i galli sono arroganti e aggressivi. Queste parole ci permettono di ragionare sull’inizio dell’addestramento di molti praticanti. È frequente che chi si accosti alle arti marziali lo faccia “per imparare a difendersi” e, dietro questa aspirazione, spesso c’è un sentimento di rivalsa sul mondo, legato a qualche litigio in cui si è venuti alle mani o a episodi di bullismo. Se questo sentimento permane, offre una forte motivazione a continuare ad allenarsi ma porta, se manca un insegnamento teorico parallelo alla pratica, a un forte desiderio di confrontarsi con gli altri e mettere alla prova le abilità che si sono apprese. Insomma, per non girarci troppo intorno, si rischia di diventare appunto arroganti ed aggressivi, perché estremamente fiduciosi nelle proprie capacità di combattimento e desiderosi appunto di mostrarle al mondo.

Seconda fase dell’addestramento dei galli del re Xuan

Dopo il secondo ciclo di addestramento i galli “reagiscono a qualsiasi suono o movimento”. Questo può essere interpretato in due modi. Il primo è che i galli, come i praticanti, superato il primo ostacolo dell’aggressività abbiano iniziato a sviluppare una certa capacità di ascolto. Anche in questo caso non maturare in parallelo dal punto di vista teorico può portare a vivere questa nuova capacità di ascolto in modo eccessivamente teso. Ricordo un amico karateka, che qualche anno fa sentendosi toccato su una spalla si spostò di scatto pronto ad attaccare. Questo livello di tensione è sintomo di aggressività anch’esso, percepita però come minaccia esteriore. Il secondo piano di interpretazione è legato al fatto che il praticante comunque “reagisce” invece di “agire”. Non ha ancora sviluppato quella capacità di presenza necessaria a manifestare davvero la sua volontà, smettendo di essere solo condizionato dagli eventi che accadono intorno a sé.

Immagine raffigurante un gallo

Terza fase dell’addestramento dei galli del re Xuan

Con il terzo ciclo i galli “Si guardano intorno con ferocia e sono pieni di energia”. Hanno superato gli ostacoli del primo e secondo ciclo, e hanno maturato un’ottima capacità marziale (infatti sono pieni di energia). La loro attenzione però è ancora rivolta all’esterno. L’essere minacciosi e il guardarsi intorno con ferocia, come abbiamo visto può essere anche una strategia di risoluzione del conflitto. Ma è ancora lontana da quello stato di integrità che si sviluppa nell’ultimo ciclo. Il passo successivo consiste nel rivolgere l’attenzione dall’esterno all’interno, “volgere interiormente la luce” come riportato ne “Il segreto del fiore d’oro”:

Dove ha avuto origine l’espressione “volgere interiormente la luce”? Ha avuto origine dall’adepto Wenshi. Quando la luce è rivolta verso l’interno, le energie del cielo e della terra, yin e yang, si condensano. Ciò è detto “pensiero purificato”, “pura energia” o “puro pensiero” [2].

Quarta fase dell’addestramento dei galli del re Xuan

Alla fine dell’addestramento il maestro dice: “Quando un altro gallo canta, restano immobili” e “La loro virtù è integra. Nessun gallo oserà affrontarli”. Entrambe le frasi ci fanno comprendere come ormai i galli non siano più influenzati da sollecitazioni esterne, siano integri e non in competizione con l’esterno: per questo motivo nessun altro gallo potrebbe mai sfidarli. Nel Daodejing questa condizione viene spiegata meravigliosamente nel capitolo 22 [3]:

Per questo il saggio abbraccia l’uno
e diventa il modello del mondo.
Non si mette in mostra, perciò splende,
non è assertivo, perciò spicca,
non si vanta, perciò ottiene riconoscimento,
non è orgoglioso, perciò dura.
Poiché non compete,
nessuno al mondo può competere con lui.

Per approfondire

[1] Liezi, Augusto Shantena Sabbadini;
[2] Il segreto del fiore d’oro, Lü Dongbin;
[3] Daodejing, Augusto Shantena Sabbadini;
Essenza dell’Arte Marziale cinese;
L’importanza dello sguardo nelle Arti Marziali;
Copertina di Kuang Shu Mei.

Questo articolo è stato scritto senza utilizzare in nessun modo l’IA.

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