Le cinque qualità del praticante
Le cinque qualità (o atteggiamenti) del praticante sono, secondo il Maestro Chen Zhenlei, cinque caratteristiche che ogni praticante dovrebbe avere o sviluppare per poter davvero progredire e avere successo nella pratica del Taiji Quan. Questi concetti sono in realtà applicabili non solo a questo particolare stile, come vedremo. Iniziamo, con questo articolo, ad affacciarci nel mondo del Wude (wǔdé, 武德), l’etica marziale, ciò che rende veramente affascinanti e belli molti dei personaggi del cinema legati a questo mondo.
Le cinque qualità secondo Chen Zhenlei
Vediamo, innanzitutto, quali sono quindi le cinque qualità più importanti secondo il Maestro Chen [1]:
- Rispetto: per sé stessi, per il proprio insegnante e per compagni e studenti;
- Fiducia: in sé stessi, fiducia nel tuo insegnante, fiducia nella tua arte e nel suo metodo di allenamento;
- Determinazione;
- Perseveranza;
- Pazienza.
Ciascuna di esse, come vedremo a breve, è a suo modo essenziale per poter davvero ottenere buoni risultati nella pratica delle Arti Marziali. Ma, come spesso accade, in realtà sono estendibili alla pratica di qualsiasi disciplina o arte, cosa che, ancora una volta, è ciò che da più valore a questi concetti.
Prima qualità del praticante: Rispetto
È interessante notare come il Maestro abbia menzionato per primo il rispetto per sé stessi. Nella pratica delle Arti Marziali tradizionali cinesi è importantissimo imparare a rispettarsi. Essere umili, ma attribuendosi il giusto valore. È importante rispettarci per il cammino che abbiamo scelto, rispettare il nostro maestro che ci guida e ci indica la strada, rispettare i nostri compagni/e di viaggio e rispettare i nostri allievi/e che ci permettono di migliorarci e di crescere attraverso l’insegnamento. In particolare, nelle Arti Marziali tradizionali cinesi è interessante a questo proposito la struttura gerarchica a impronta familiare che si instaura. Si parla infatti di fratelli e sorelle di pratica, cugini, nipoti, ecc. Il rispetto si manifesta anche nella riconoscenza, nell’essere sempre grati a chi ci guida o ci accompagna nel percorso, anche “solo” per il tempo che ci dona.
Seconda qualità del praticante: Fiducia
Nella pratica delle Arti Marziali si lavora molto anche sulla fiducia in sé stessi. Abbiamo visto quanto sia importante nel combattimento. Avere fiducia nelle proprie capacità di riuscita è indispensabile per ottenere davvero dei risultati. Lottare con la sensazione di non essere in grado di farcela e dimostrarsi costantemente il contrario è per molti la pratica più importante e difficile nei primi anni. Inoltre, è assolutamente indispensabile avere fiducia nel metodo e negli insegnamenti che ci vengono impartiti, in quello che ci viene detto. Non avere questa fiducia non permette realmente al metodo, all’Arte, di applicarsi alla nostra vita e portarci quelle esperienze che ci portano a sperimentarne la validità. Per avere la prova della validità dell’Arte, sostanzialmente, è necessario applicarne i principi con totale fiducia.
Piccolo approfondimento
In particolare, è importante sforzarsi di applicare i principi in qualsiasi contesto o situazione, avendo appunto fiducia nel fatto che ci aiuteranno a superare eventuali ostacoli e difficoltà. Giudicare in anticipo la validità di un principio, in un contesto diverso da quello della stretta applicazione marziale, magari reputandolo banale o non realmente efficace purtroppo non è altro che un pregiudizio. A tal proposito riportiamo un estratto del libro “Un corso in miracoli”:
“Alcune delle idee presentate nel libro di esercizi ti risulteranno difficili da credere, altre potranno sembrare alquanto sbalorditive. Questo non ha alcuna importanza. Ti viene semplicemente chiesto di applicare le idee secondo la direzione ricevuta. Non ti si chiede affatto di giudicarle. Ti si chiede solo di usarle. È il loro uso che darà loro significato per te e ti mostrerà che sono vere [2].”
Terza qualità del praticante: Determinazione
Anche etimologicamente, con determinazione si intende il definire in maniera specifica i limiti d’azione. In tal senso, racchiude sia la capacità di porsi degli obiettivi, sia la capacità di manifestare una volontà risoluta per portarli a termine. Abbiamo visto già in diversi articoli l’importanza della volontà e il suo legame con lo sguardo. Il praticante capace di porsi degli obbiettivi ben definiti e di tirar fuori da sé la forza di volontà per ottenerli, si garantisce il progresso e il miglioramento delle sue abilità e conoscenze. L’Arte Marziale tradizionale cinese da estrema importanza alla volontà, infatti ci sono diversi esercizi atti a migliorarla e svilupparla, sia in modo diretto che indiretto. Inutile dire che, al contrario, la mancanza di determinazione, porta a praticare senza un motivo preciso, senza crederci davvero e senza una spinta motivazionale forte. In questo caso è sicuramente più difficile e lento migliorare le proprie capacità.
Quarta qualità del praticante: Perseveranza
La perseveranza è strettamente connessa con la determinazione. Per certi versi, si potrebbe spiegare come la capacità di essere determinati nel lungo periodo. Mentre è facile trovare la determinazione per raggiungere un obiettivo veloce, del breve termine, è più difficile trovare la stessa determinazione per un periodo prolungato nel tempo. Per fare un esempio, è facile decidere di fare una serie di addominali e mettersi a farla, più complesso è stabilire di fare la stessa serie due volte al giorno per tre mesi. Perseverare è quindi la capacità di essere fermi nei propri propositi, a tal proposito è interessante l’etimologia di persistere, suo sinonimo. Sapersi porre un obiettivo prolungato nel tempo non eccessivamente complesso, aiuta a migliorare la propria perseveranza. Anche ricordarsi le motivazioni alla base dei nostri obiettivi, aiuta a cercare di raggiungerli con costanza. Il principiante può iniziare sicuramente facendo “lo sforzo” di non mancare agli allenamenti.
Quinta qualità del praticante: Pazienza
Un motto delle Arti Marziali tradizionali cinesi recita:
形意一年打死人,太极十年不出门
xíngyì yīnián dǎsǐrén, tàijí shínián bù chūmén.
Traducibile come “Con un anno di Xingyi uccidi un uomo, con dieci anni di Taiji non uscire dalla porta (lett. non uscire)”. L’abilità necessaria per riuscire ad applicare realmente i principi imparati nella pratica del Taiji Quan all’interno di un combattimento si sviluppa negli anni. Ma questo non riguarda solo il Taiji Quan. Sebbene nel motto citato si parli dello Xingyi come di uno stile veloce, in ogni caso la pratica delle Arti Marziali cinesi è un processo lento, che richiede anni di allenamenti e perfezionamenti. Indubbiamente la pazienza è quindi un requisito fondamentale del praticante. È necessario saper dare tempo al tempo e approcciarsi in un altro modo alla fatica.
Perché allora scegliere le Arti Marziali tradizionali cinesi?
Ovvero, perché si dovrebbe scegliere un sistema lento quando ce ne sono tanti “veloci”? Qui entra in gioco l’obiettivo che ci si pone: l’Arte Marziale tradizionale cinese è un percorso di crescita e di miglioramento a 360 gradi: si lavora sul proprio carattere, sulle proprie paure, sui propri limiti, su come affrontare la vita e come superare le difficoltà. L’Arte ci trasmette dei principi che possiamo davvero estendere a ogni situazione e ragionamento. Quindi, se si vuole integrare l’Arte nelle attività quotidiane e incarnarne i principi in ogni aspetto della vita, in modo da avere delle chiavi di lettura che davvero ci supportino e ci permettano di affrontare le difficoltà con serenità (e creare Armonia), questo è un percorso adatto. Se si vuole principalmente imparare a dare “pugni e calci”, ci si può dedicare al combattimento sportivo o ad altre discipline.
Per approfondire
[1] Chen Taijiquan Maestri e metodi;
[2] Un Corso in Miracoli;
Perché nelle Arti Marziali è importante il combattimento;
L’importanza dello sguardo nelle Arti Marziali;
Arti Marziali e fatica;
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