Il gongfu di Nicolino Locche
Nicolino Locche, detto “L’intoccabile” (El Intocable), è stato un pugile argentino, campione del mondo dei pesi welter junior per quasi quattro anni a cavallo degli anni ‘60 ‘70. Benché il cognome tradisca le sue origini sarde, non è per questo che ci soffermeremo sulla sua storia. Bensì, è particolarmente interessante notare come la sua caratteristica principale, che lo rese intoccabile, derivi dall’applicazione di diversi principi comuni alle Arti Marziali tradizionali cinesi.
Nicolino Locche in breve
Dal momento che non tutti conoscono questo pugile, riportiamo un video del canale “Ulisse” che ne fa una descrizione accurata delle caratteristiche principali. Sulla base dei contenuti di questo video analizzeremo poi in che modo, consapevolmente o meno, Nicolino Locche applicasse dei principi che ci sono tanto affini nella pratica delle Arti Marziali tradizionali cinesi:
Nicolino Locche e Ting Jin
Una prima caratteristica dello stile di Nicolino Locche su cui vogliamo soffermarci è la sua capacità di avvicinarsi all’avversario e stargli a contatto. Come sottolineato da “Ulisse”, avvicinare la testa ai pugni dell’avversario non è cosa facile. Istintivamente si è portati a pensare che sia estremamente pericoloso e la paura di essere colpiti ci porta nella direzione esattamente contraria. In realtà, la posizione ravvicinata offre diversi vantaggi, soprattutto di fronte a un avversario poco avvezzo a lottare sulla corta distanza: lo portiamo a uscire dalla sua zona di comfort. Inoltre, Nicolino Locche stava letteralmente a contatto con il corpo dell’avversario, sia con la testa che con la spalla. Questo gli permetteva di avere dei punti di “ascolto” della forza e delle intenzioni dell’avversario e di applicare proprio il principio di “Ting Jin” (tīng jìn,听劲).
Riportiamo un racconto tratto da un libro di Frank Ostasesky particolarmente in tema:
Abbracciare il palo
Durante un seminario, uno dei partecipanti parlò del suo lavoro, che consisteva nell’installare pali telefonici grossi e pesanti, a volte alti più di nove metri. Spiegò che quando vengono piantati a terra c’è un momento di equilibrio precario in cui se non stai attento potrebbero caderti addosso e spezzarti la schiena. Un giorno, mentre ne stava installando uno, disse al collega con cui lavorava:
“Se questo cade, me la do a gambe”. Il collega, che era più anziano, rispose:
“Non ci pensare nemmeno. Se il palo cade, tu devi andargli incontro, devi avvicinarti il più possibile, devi reggerlo con le mani. È l’unico modo per salvarti”.
Abbracciare il palo, stabilire un contatto per ascoltare l’avversario o il problema che abbiamo di fronte è in realtà la strategia migliore da adottare, proprio perché ci offre una maggiore capacità di ascolto e quindi la possibilità di prendere decisioni più adatte ed efficaci.
Il ritmo di Nicolino Locche
La capacità di leggere l’avversario, si manifesta anche nella seconda caratteristica che trattiamo di questo pugile. Nicolino Locche danzava al ritmo dell’avversario. Comprendere il ritmo e lo stile di chi ci sta di fronte ci permette di lavorare al meglio sul tenere la giusta distanza, di sapere in anticipo quando è il momento giusto di contrattaccare e dove direzionare i nostri attacchi, potendo quindi sfruttare anche direzioni di entrata altrimenti scomode o scoperte per tempi troppo brevi. Tutto questo richiede sicuramente un’elevata capacità di osservazione, di presenza e di rilassamento mentale. Non aver paura del confronto e dell’esito aiutano sia ad “abbracciare il palo” sia a trovare il giusto rilassamento per danzare insieme al nostro avversario.
La consapevolezza delle proprie vulnerabilità
Un altro pregio di questo pugile, ben evidenziato dal video, è la sua consapevolezza delle vulnerabilità della propria guardia istante per istante. Una guardia che lascia consapevolmente libere solo poche linee di ingresso, induce l’avversario ad attaccare proprio in quelle permettendo di prevedere in anticipo le sue mosse, anche in questo caso. Questo renderà anche più facile parare o schivare i suoi colpi. Conoscere le proprie vulnerabilità e i propri punti deboli accettandoli permette quindi di sfruttarli a nostro vantaggio. Mettendo insieme i tratti di Locche visti finora, ci risuonano con forza le parole di Sun Tzu:
Perciò si dice: se conosci l’altro e conosci te stesso, vincerai cento battaglie; se non conosci l’altro ma conosci te stesso, una volta vincerai e un’altra sarai sconfitto; se non conosci l’altro e non conosci te stesso, ogni battaglia sarà una sconfitta certa.
Nicolino Locche e l’uso del corpo
Usare tutto il corpo nel combattimento è una delle prerogative più importanti delle Arti Marziali tradizionali cinesi. Non solo è importante il coinvolgimento di tutto il corpo nella meccanica del movimento, lo Shen Fa (shēnfǎ, 身法), ma anche l’utilizzo di tutto il corpo nel combattimento. Ogni punto di contatto del nostro corpo è un punto di ascolto della forza dell’avversario e un punto di applicazione della forza che decidiamo di utilizzare per combattere. Nicolino Locche era un pugile che combatteva non solo con le braccia e le gambe, ma anche con le spalle, la testa, il busto… usava il corpo per controllare, chiudere, ascoltare e destabilizzare l’avversario.
Combattere senza combattere
Benché nel pugilato la vittoria per Knock Out (KO) sia considerata prestigiosa, su 117 incontri combattuti Nicolino Locche vinse per KO solo 14 volte. Questo ci permette di parlare, in chiusura, della sua caratteristica più celebre: le schivate. L’idea di sconfiggere l’avversario senza colpirlo e senza essere colpiti è forse il massimo obbiettivo ricercato dall’Arte Marziale. Nicolino Locche riusciva a vincere gli scontri per “sfinimento”. Per ottenere questo risultato è necessario innanzitutto ottimizzare i propri movimenti e ridurli al minimo, cosa che faceva anche nelle schivate. Perché spostarsi indietro di qualche decina di centimetri quando e possibile schivare un gancio ruotando leggermente la testa? L’idea di ottimizzare il movimento per ridurre al minimo gli sprechi di energia, è ben riassunta dal detto del Taiji Quan spesso tradotto con “Spostare 400kg con 400gr”.
Nicolino Locche l’intoccabile
Combinando quanto sopra esposto e accompagnato sicuramente anche da una dote naturale, Nicolino Locche si distinse proprio per la sua abilità nella schivata. I colpi degli avversari andavano a vuoto o scivolavano sul suo corpo, spesso grazie a movimenti davvero piccoli e studiati. Lavorando in questo modo Nicolino Locche preservava le sue energie, facendo consumare lentamente quelle del suo avversario. La sua padronanza della schivata, sottolineiamo ancora una volta, denota una grande padronanza delle emozioni durante il combattimento. Aver paura dei colpi dell’avversario ci porta a parare il colpo, piuttosto che farcelo scivolare sulla guancia. Attendere il momento giusto per colpire, schivare senza timore tutti gli attacchi e vincere per punti alla fine di tutti i round, ci indicano con quale calma e pazienza questo pugile combattesse i suoi incontri. Probabilmente, consciamente o meno, per svolgere al meglio la sua performance artistica.
Nicolino Locche: teoria e pratica
Per finire, vogliamo sottolineare come Nicolino Locche sia un ottimo esempio di come si possa arrivare a comprendere e far propri dei principi teorici attraverso la pratica. Non siamo esperti della biografia di questo pugile, ma dalle ricerche fatte non risulta assolutamente che fosse appassionato di cultura cinese e Arti Marziali tradizionali cinesi, cosa tra l’altro anche intuitivamente in effetti improbabile. L’esperienza diretta può insegnare davvero diverse cose, che con la semplice conoscenza teorica non vengono realmente messe in pratica e comprese. Anche per questo è importante dedicarsi al combattimento quando si studiano le Arti Marziali.
Per approfondire
[1] Nicolino Locche (Wikipedia);
[2] Nicolino Locche (Wikipedia, inglese);
[3] Perché nelle arti marziali è importante il combattimento?;
[4] Con quale obiettivo combattere?.
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