Aspetto esteriore e arti marziali

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Aspetto esteriore e arti marziali

In che modo l’aspetto esteriore è collegato alle arti marziali? Nella società di oggi si è spesso promossa la maggiore importanza dell’aspetto interiore rispetto a quello esteriore, e di questo filone condividiamo sicuramente il messaggio. Tuttavia, come vedremo non sono pochi i testi che invitano il praticante di arti marziali a curarsi anche dell’aspetto esteriore, di estrema importanza per dare la giusta impressione a chi ci circonda. Giusta, ovviamente, anche in relazione ai nostri scopi. Vediamo quindi perché l’aspetto esteriore è così importante.

Una premessa attuale: l’autorità

In una ricerca eseguita nel Texas, per esempio, un uomo sulla trentina compiva un’infrazione attraversando la strada col semaforo rosso. Metà delle volte, era vestito con un bell’abito stirato di fresco, camicia bianca e cravatta; l’altra metà, portava pantaloni e camicia di tela. I ricercatori osservavano la scena a distanza e contavano il numero di pedoni in attesa sull’angolo che seguivano il suo esempio e passavano col rosso: come i bambini di Hamelin dietro al pifferaio magico, quelli che si avventuravano nel traffico dietro al signore ben vestito erano tre volte e mezzo più numerosi [1].

Scomodiamo Cialdini per sottolineare, in apertura, che molto spesso diamo “inconsciamente” tantissima importanza all’abito, senza rendercene conto e ben convinti di essere persone di tutt’altra forgia. Nello studio citato, l’autorità suscitata dall’abito classico ha portato un numero maggiore di persone a compiere un’infrazione. Importante precisare che lo studio non è stato condotto in Italia…

L’aspetto esteriore: un detto cinese

All’importanza dell’abito, aggiungiamo quella della postura. Un famoso detto cinese recita infatti:

Zheng jin wei zuo (zhèng jīn wēi zuò, 正襟危坐);
zhèng: appropriato, corretto;
jīn: bavero, colletto;
wēi: pericoloso, precario;
zuò: sedersi.

Normalmente viene tradotto come “Seduti composti e fermi” o “rassettare gli abiti e sedersi eretti”. Anche Zheng Man Qing si sofferma sul profondo insegnamento di questa frase e sulla sua difficoltà di traduzione:

In genere, gli antichi definiscono la coltivazione di sé zhèng jīn wēi zuò (rassettare gli abiti e sedere eretti). L’origine della parola wei è difficile: per lo più la gente non osa interpretarla direttamente nel senso di “pericoloso”; ma io credo che le due parole wei e zuo contengano in effetti il significato di pericolo perché la spina dorsale, come un filo di perle, è fatta di molte sezioni che salgono verticalmente. Se trascuriamo anche solo un poco la cosa, essa si inclinerà, piegherà o crollerà, e così non avrà la forza di sorreggere il corpo [2].

Questo detto ci parla quindi di coltivazione di sé, riferendosi però a degli aspetti esteriori (abiti e postura). Inoltre, viene sottolineata l’importanza della postura corretta per la colonna e quindi per la salute del corpo:

Wei richiama appunto la paura di non stare eretti e quindi di sollecitare la malattia [2].

Monaco seduto con la schiena dritta, per l'articolo Aspetto esteriore e arti marziali

L’aspetto esteriore nell’Hagakure

Sembrare calmi e coraggiosi è lo stato a cui mirare [3].

Un samurai dovrebbe usare uno stuzzicadenti anche se non ha mangiato. Indossa una maschera da tigre anche se non sei così potente [3].

Anche nell’Hagakure il lettore viene ammonito a più riprese sull’importanza che riveste il presentarsi in un certo modo. In particolare, è interessante stavolta osservare come ciò che abbiamo dentro in qualche modo appaia fuori a chi sa osservare bene.

La dignità di un uomo si vede dal suo aspetto. Se si è riservati, lo si riconosce dal viso. La dignità esiste nella serenità e nel silenzio. Esiste anche nell’educazione e nella cortesia. Un uomo dignitoso ha gli occhi lucidi e un aspetto imponente con le labbra ben chiuse. Tutte queste caratteristiche appaiono sul viso. Pertanto, è bene non essere distratti in nessun momento. […] Le persone intorno a te sanno chi sei dal tuo comportamento quotidiano.

Aspetto esteriore e aspetto interiore

Insomma, già dai testi classici emerge una forte relazione tra ciò che mostriamo di noi stessi attraverso l’aspetto esteriore e ciò che siamo dentro. Ma sebbene sia più o meno intuitivo comprendere che ciò che siamo dentro si riflette in qualche modo fuori, è meno intuitivo comprendere che ciò che siamo fuori si riflette al nostro interno. A tal proposito è interessante il Ted Talk di Amy Cuddy.

In questo video si parla di tutta una serie di studi che hanno dimostrato proprio la bidirezionalità di questa relazione. Assumere una posa “che riflette un certo grado di autostima” è in grado di portare la nostra condiziona emotiva verso quello stato, benché la situazione ci porti in tutt’altra direzione. Per esempio, una certa postura/posizione può aiutare a smorzare la tensione prima di un colloquio di lavoro.

L’aspetto esteriore come strumento di lavoro

A questo punto, l’aspetto esteriore diventa un’arma strategica importantissima nel nostro percorso, e alcune delle cose che abbiamo letto in precedenza assumono un significato molto più profondo:
Indossa una maschera da tigre anche se non sei così potente [3].
Sapere quanto detto finora ci permette di ragionare in termini del tutto nuovi nella pratica. Lavorare sulla postura per lavorare sul carattere, lavorare sul rilassamento del corpo per lavorare sul rilassamento emotivo, e via discorrendo. Agire su uno dei due potrebbe rivelarsi, a seconda dei casi, più semplice. È utile sapere che interno ed esterno si influenzano vicendevolmente, al punto che è possibile lavorare su entrambi, agendo su entrambi. Non a caso praticando Tui Shou ci si accorge che chi ha una certa rigidità muscolare nei movimenti, ha una certa rigidità anche caratteriale, almeno in qualche ambito della sua vita.

L’importanza del corpo per l’artista marziale

Il corpo è quindi per l’artista marziale lo strumento più importante, perché è attraverso il corpo, il movimento, che lavora su tutto il resto. Questa relazione profonda tra esterno e interno, tocca il suo apice nella pratica di certi movimenti a fini terapeutici, comune nella medicina tradizionale cinese. In questo caso, anche il Maestro Zheng Man Qing ci porta il suo personale esempio:

Per quanto mi riguarda, posso dire che, dopo aver praticato il Taiji Quan per diversi mesi, guarii dalla mia tubercolosi; questa tuttavia è solo la mia personale esperienza e non basta a provare che il Taiji Quan aiuti nella cura di quella malattia. In ogni caso, il mio maestro Yang Chengfu, e il mio compagno di corso, Huang Chinghua, hanno insegnato il Taiji Quan a pazienti affetti da tubercolosi e in molti sono in effetti guariti [2].

In conclusione, arti marziali interne ed esterne

L’armonia di Yin e Yang, e la connessione tra alto e basso, interno ed esterno, sono unificate in una cosa sola. Questa è conosciuta come le Sei Armonie [5].

Anche Sun Lutang, in questo estratto, ci parla di connessione tra interno ed esterno. Senza voler affermare che questa si limiti a quanto detto finora, sicuramente però lo comprende. A questo punto perde anche un po’ di efficacia la suddivisione tra “Arti marziali interne” e “Arti marziali esterne”, o stili interni e stili esterni che dir si voglia. Dal momento che comunque si finisce per lavorare sia sull’interno che sull’esterno in entrambi i casi. Come detto da tanti nelle forme più disparate: le meta è una, le strade sono molteplici e ciò che veramente conta è il viaggio.

Per approfondire

[1] Le armi della persuasione, Robert B. Cialdini;

[2] Tredici Saggi sul T’ai Chi Ch’uan di Zheng Man Qing;

[3] Hagakure, Yamamoto Tsunetomo;

[4] Bagua Zhang, Sun Lutang;

Articolo su personalità e postura, Psicoadvisor;

I dodici segreti di Zheng Man Qing;

I quattro livelli dell’apprendimento nell’Hagakure;

L’essenza dell’Arte Marziale cinese.

Questo articolo è stato scritto senza utilizzare in nessun modo l’IA.

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